«Politica coniugata al futuro»

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Care lettrici, cari lettori,
per questa settimana, abbiamo scelto di rilanciare i contenuti dell'intervista a Giuseppe Notarstefano, presidente nazionale dell'Azione Cattolica, apparsa su Avvenire lunedì scorso. Ci è sembrata un ottimo strumento per avviare e incoraggiare la riflessione sul delicato passaggio politico del nostro Paese, che continueremo a promuovere nelle prossime uscite con altri interventi.

È il momento di «una politica coniugata al futuro». Il momento della responsabilità, come ha detto il cardinale Matteo Zuppi, e di un «rinnovato impegno dei cattolici». Ma più che sui contenitori, sui contenuti. «Immaginando una visione più ampia per il Paese e alimentando il senso di comunità che i personalismi e le contrapposizioni esasperate hanno sfilacciato». Così il presidente nazionale dell’Azione Cattolica, Giuseppe Notarstefano, guarda al prossimo passaggio elettorale, lanciando nel contempo un appello: «Non è l’ora dell’astensionismo, ma di una grande partecipazione».

Presidente, tutti hanno visto come si è arrivati al voto. Alcune forze lo hanno invocato come una panacea. Sarà davvero così?

Le elezioni sono un passaggio democratico importante, ma penso che questa crisi sancisca un ulteriore allontanamento dei partiti dai cittadini. E allora tanto più ci sarà bisogno, dopo le elezioni, di una buona politica. Cioè una politica capace di fare sintesi tra le diverse istanze e arrivare a delle soluzioni condivise.

Non le sembra un traguardo difficile, dato il panorama frammentato, prima ancora che sulle soluzioni, sulla stessa costruzione delle coalizioni?

Certo, la situazione non è delle migliori. Ma è il momento di lavorare per far comprendere che la sintesi non può essere una somma algebrica delle singole istanze, ma piuttosto un guardare oltre i problemi presi uno per uno. Serve cioè una visione complessiva. Come ha detto il cardinale Zuppi questo è davvero il tempo della responsabilità. Per tutti.

Il presidente della Cei ha rivolto due appelli in pochi giorni. Al Paese, certo. Ma sono un segnale di ‘sveglia’ anche per il mondo cattolico?

Più che di ‘sveglia’, parlerei di una indicazione di metodo e di linguaggio che ho molto apprezzato. Dobbiamo cominciare fin da adesso, anche se il momento elettorale è quello in assoluto più divisivo, a ritessere le fila del bene comune, cioè delle istituzioni che andranno vissute insieme dopo la tornata elettorale. In questo senso c’è anche un invito al mondo cattolico. È vero che la politica è una espressione di parte, ma non si deve restare nella parte e anzi dalla parte bisogna saper guardare al tutto. C’è un bene più grande in questo momento, che significa uscire insieme dalla crisi, prendersi cura delle fasce più deboli della popolazione, cercare di lavorare per la pace a livello internazionale, cambiare il modello di sviluppo (la transizione ecologica, tanto per intenderci). Tutto ciò andrà fatto insieme e anche da parti diverse. Ecco dunque che i cattolici che saranno nei diversi schieramenti dovranno essere i primi a far crescere questo senso di responsabilità comune.

Ma a proposito dei cattolici è ipotizzabile che anziché nei diversi schieramenti si ritrovino in uno spazio comune, che sia almeno una piattaforma programmatica?

Io non saprei dire se è meglio continuare a cercare di fermentare dal di dentro gli schieramenti politici oppure pensare che come l’unità non era un dogma, anche la disunità non lo è. Ma anche se ci fosse una forza in cui i cattolici si riconoscono unitariamente, la mediazione con le altre forze politiche andrà poi fatta nel parlamento. Quindi penso che la questione non sia la forma, ma la capacità, da cattolici, di operare questa mediazione, cioè di immaginare una visione più ampia per questo Paese. Una visione riformatrice delle istituzioni e del modello di sviluppo e capace di riconnettere la politica alle persone, aiutando tutti a mettersi in una dimensione di comunità. Spero dunque che la prossima scadenza elettorale ci aiuti a ricentrare il dibattito sul tema dei contenuti più che dei contenitori. Partire dal contenitore non l’ho mai trovata una scelta ottimale.

Restando sui contenuti. Si è parlato di una ‘agenda Draghi’ o ‘Mattarella-Draghi’. E anche il cardinale Zuppi ha indicato nodi problematici da risolvere. Sarà quello il programma di governo del dopo elezioni?

Dipenderà da chi andrà al governo. Ma è importante comprendere che Mario Draghi, cioè un tecnico, dall’alto della sua competenza ci ha detto che bisogna mettere ordine nelle tante cose da fare. C’è infatti una gerarchia non più eludibile nei problemi. E anche il cardinale Zuppi lo ha sottolineato benissimo. In sostanza è il momento di pensare la politica declinandola al futuro, senza più schiacciarla sul presente.

L’Ac darà una indicazione di voto ai suoi aderenti?

Non è nostro compito, ma aiuteremo le persone ad affrontare questo passaggio con responsabilità, con senso critico e in maniera informata. Il voto va vissuto con speranza. Purtroppo tanti, anche cattolici, nel recente passato hanno guardato con disillusione al momento elettorale e dunque urge operare un recupero dell’astensionismo.

(Articolo pubblicato sul quotidiano Avvenire del 24 luglio 2022)