Scappando dalle frontiere

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Borders, cioè “frontiere” in inglese è divenuta la parola nuova più cercata al mondo: 5 miliardi e 560 milioni di pagine disponibili in pochi secondi su Google nel 2021-22 (dati di Marzo 2022). Le frontiere sono dunque in cima alla classifica nelle ricerche popolari dell´umanità, per ora superate solo dalle ricerche più “classiche” sul sesso, su Dio e sull´amore che da sempre sono le più cliccate e superano i 6 miliardi di pagine disponibili.

Le frontiere sono una nuova preoccupazione che molti percepiscono in ogni parte del mondo. Le cause principali dell’interesse scatenatosi sulle frontiere sono stati i due anni di crisi mondiale lacerante causata dalla pandemia e l’esplosione della guerra in Ucraina: due brutte e grosse sorprese che hanno riportato al centro dell´attenzione una questione che prima interessava a pochissime persone, la maggior parte delle quali turisti a caccia di posti esotici e lontani da visitare. Per ora non è chiaro se lo choc del rischio frontiere avrà un effetto prevalente di trasformazioni positive, come è successo per esempio per il cambio di atteggiamento sul cambio climatico o sulle preferenze sessuali. 

Come succede spesso di fronte a problemi nuovi, l’interesse iniziale è per gli aspetti più evidenti, le punte dell’iceberg, prima di accorgersi degli aspetti molto più complessi che ci sono sotto. Già dà molto tempo, praticamente da quando sono comparsi i social networks, la tipologia di dibattito più diffusa (oltre il 90% del totale) è relativa alle differenze: scintille che generano interminabili conflitti sociali, odio ed insulti causati da piccolissime o grandissime diversità. Che sia l’opinione a favore dell’ananas sulla pizza, oppure sull’origine del Covid-19, o il diritto dell’Ucraina ad autogovernarsi, la maggior parte dell´opinione pubblica in ogni parte del mondo, non tollera ciò che sembra un po´diverso ( Valerio Capraro e Sandro Calvani*, La scienza dei conflitti sociali, Franco Angeli, 2021). Ogni disagio per il diverso diventa una radice per alzare le frontiere, un brodo di cultura di odio che è necessario per generare e nutrire le guerre.

Il desiderio di creare pace, solo mettendo ordine in miliardi di piccolissimi contenitori separati e tutti diversi è l´infatuazione nascosta dietro al frontierismo, una fede falsa ma molto diffusa che predica che servono frontiere per separare le differenze, invece di conoscerle, ripararle, tollerarle e includerle. Le frontiere peggiori - è ormai evidente - le abbiamo in testa. Più di cercare di conoscerle cercandone quasi 6 miliardi di descrizioni su internet, dovremmo cambiarle nella nostra testa e reinventarle in “nuove frontiere”, come nuove sfide di collaborazione e condivisione (Sandro Calvani, Senza false frontiere, Ave editrice, 2021).

Quasi un secolo fa, Khalil Gibran, scrittore e poeta cristiano, aveva previsto questa sfida epocale nel suo libro del 1925 intitolato La nuova frontiera: «Oggi... ci sono due idee impegnative: vecchie e nuove. Le vecchie idee svaniranno perché sono deboli ed esauste. Da una parte c’è una processione di anziani che camminano con la schiena piegata, sostenuta da canne piegate; sono senza fiato sebbene il loro percorso sia in discesa. Dall’altra parte c’è un corteo di persone giovani, che corrono come se avessero ali ai piedi, sono esultanti come se avessero delle corde musicali in gola, superano gli ostacoli, scalano montagne come se ci fossero magneti che li tengono e li aiutano sul fianco della montagna. E una magia incanta i loro cuori.

E tu chi sei e in quale processione stai camminando? Chieditelo adesso e meditalo nel silenzio della notte; scopri se sei uno schiavo di ieri o una persona libera per il domani. […] I bambini di domani sono quelli chiamati dalla vita, e si incamminano con passo sicuro e a testa alta, loro sono l'alba di nuove frontiere, nessun fumo velerà i loro occhi e nessun tintinnio di catene annegherà le loro voci. Sono pochi di numero, ma la differenza è tra un chicco di grano e un mucchio di fieno. Nessuno li conosce ma loro si conoscono. Sono come le vette, che possono vedersi o sentirsi a vicenda, non come grotte, che non possono sentirsi o vedersi. Sono il seme lasciato cadere dalla mano di Dio nel campo, stanno sfondando il loro baccello e già agitano le foglioline dei virgulti davanti alla faccia del sole. Da loro crescerà in un possente albero, la sua radice nel cuore della terra e i suoi rami alti nel cielo.                

 

*Ex diplomatico delle Nazioni Unite, docente universitario, scrittore; presidente del consiglio scientifico dell´istituto Giuseppe Toniolo di diritto internazionale della pace.