Libia, Europa. Business, torture e guerra
Doveva essere l’anno delle elezioni libere e democratiche. Invece i leader libici si preparano alla resa dei conti mentre fingono di negoziare la pace. Dal 2011 è così che vanno le cose. Il paese è a un punto di non ritorno. Troppe le armi in circolazione, per non venire utilizzate. Merito anche di un’Europa quanto mai divisa e inetta. A metà maggio è stato il segretario generale dell’Onu, António Guterres, a segnalare incongruenze e anomalie che fanno il gioco dei signori della guerra. Che poi, in un paese con quattordici clan tribali, vuol dire clan contro clan.