a cura di Sihem Djebbi, a cura di Erminia Foti, a cura di Fabio Mazzocchio

Migrazioni ai margini

Gli individui si sono sempre spostati alla ricerca di un ambiente propizio alla sopravvivenza o al miglioramento delle proprie condizioni di vita. La migrazione è pertanto al cuore dell’esperienza umana, come emerge nelle grandi narrazioni mitologiche e religiose: la migrazione si inserisce in un disegno divino, che consente di incontrare la propria umanità e quella degli altri, di cogliere il significato della propria esistenza e di intraprendere un percorso che avvicina al divino, grazie all’attraversamento di frontiere materiali e immateriali.

Editoriale

Quanto vale l’accoglienza

di Pina De Simone

Parlare di accoglienza sembrerebbe porsi in esatta antitesi rispetto all’argomento monografico di questo numero di «Dialoghi». Eppure è proprio la questione delle migrazioni e del modo in cui viene gestita e narrata che lascia emergere con particolare forza il valore dell’accoglienza. Il nodo delle migrazioni ci restituisce alla centralità del rapporto con ciò che avvertiamo come estraneo, ma la cui accoglienza e il cui riconoscimento sono in realtà essenziali a noi stessi.

Nel percorso che stiamo costruendo insieme in questa annata di «Dialoghi», ci sta accompagnando la parola frontiere, così come la parola confine ad essa sovrapponibile per alcuni aspetti. A queste se ne aggiunge ora un’altra: margine, nell’ampio spettro dei significati che ad essa appartengono.

Margine è confine, limite: è ciò che definisce, contiene, oltre cui non possiamo andare, pena l’informe o la confusione in cui tutto si perde. Ma margine è anche ciò che può essere pensato come residuale,...

Blog

La dimensione performativa della parole, nell’oggi

di Marco Rizzi

Riflettere sulla dimensione performativa della parola implica necessariamente prendere in considerazione le profonde trasformazioni che i meccanismi della comunicazione stanno attraversando nella società del presente, tali da alterare profondamente le coordinate tradizionali in cui siamo abituati a collocare l’idea stessa dell’interazione tra i soggetti, individuali o collettivi, mediata dall’atto linguistico. Anche per questo aspetto, ritengo si possa parlare di «cambiamento d’epoca», non solo di «epoca di cambiamento», per riprendere la felice espressione di papa Francesco. All’origine stessa della tradizione occidentale di cui viviamo ancora l’eredità e al tempo stesso il suo consumarsi si colloca la duplice funzione assegnata alla parola pronunciata: da un lato, la funzione fondativa della società e della convivenza umana; dall’altro, l’efficacia nell’intervenire sulla realtà per...