L'uso politico della religione
a cura di Sihem Djebbi, a cura di Piergiorgio Grassi

L’uso politico della religione

Una riflessione sull’uso politico della religione e la sua inevitabile strumentalizzazione si rende necessaria in tempi che vedono fenomeni di questo tipo diffusi in tutto il pianeta, al punto da apparire quasi strutturali. Fenomeni che suscitano maggiori attenzioni quando sorgono o si trasformano in movimenti politici che si richiamano  esplicitamente alla religione nel loro agire e creano condizioni di chiusura, di conflitto e di esclusione. Con rischi evidenti di frammentazione interna e di destabilizzazione anche internazionale.

Editoriale

Dentro il nesso religione e politica

di Pina De Simone

Che cosa c’è all’origine della strumentalizzazione politica della religione che il nostro tempo registra in tante parti del mondo? Sicuramente la volontà di un certo potere politico di trovare scorciatoie per garantirsi il consenso, senza passare attraverso l’argomentazione e la giustificazione delle scelte. Sicuramente la crisi delle forme della democrazia e l’incertezza del contesto culturale, sociale, economico. Ma c’è anche una più originaria corrispondenza: il rapporto tra politica e religione con i significati rispettivamente messi in campo, gli intrecci che si danno nella ricerca di ciò che è essenziale alla vita e nella tessitura di quel che accomuna.
La strumentalizzazione è possibile perché l’esperienza religiosa ha a che fare con la dimensione politica dell’esistenza e perché la politica non è mai semplicemente un insieme di procedure di ordine tecnico per la soluzione di questioni, ma chiama in causa significati che orientano la vita comune e danno ad essa una...

Blog

Fuoco, acqua, luce. La divinizzazione dell’uomo nel pensiero dei Padri greci

di Piero Pisarra

A che cosa somiglia un mondo senza la morte, un mondo in cui basta un bagno «rigenerante» (sic) in una vasca speciale per fermare l’invecchiamento? Provano a raccontarlo gli autori di Ad Vitam, serie televisiva di successo prodotta dalla rete franco-tedesca Arte (novembre 2018). Ed è un mondo lugubre, tetro, popolato da vecchi con l’aspetto di quarantenni e da bande di adolescenti che aspirano al suicidio come forma di protesta e di liberazione dalla noia, dalla routine, dal vuoto di ideali, dalla mancanza di uno scopo, di un senso. Ad Vitam è soltanto l’ultimo esempio di quella ricerca di una vita oltre la vita che da sempre ossessiona gli umani. E che Don DeLillo ha raccontato in Zero K, distopia o utopia negativa in cui, a ogni pagina, affiorano le domande. Perché «naturalmente ci sono le domande», tante domande, non soltanto quelle del brano citato:...