Robert Schuman e l’anima dell’Europa

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Il pensiero del grande politico francese, autore della Dichiarazione che porta il suo stesso nome, ancora oggi illumina il futuro dell’Europa. Una comunità soprattutto di cittadini, un’Unione fondata sulla diversità delle sue culture e forte per la diffusione nel mondo dei suoi valori.
 

Nel quartiere di Clausen, a Lussemburgo, poco lontano dai grandi palazzi che ospitano le istituzioni europee, sorge la casa natale di Robert Schuman nella quale nacque il 29 giugno 1886. Il suo destino, a posteriori, sembra già scritto e il suo luogo di nascita, davanti al quale i funzionari europei passano giorno dopo giorno, conforta e risuona di una visione che sembra ancora più d’attualità nel presente momento storico in cui gli egoismi nazionali rischiano di prendere il sopravvento.

Trascorre la sua infanzia e adolescenza nel Granducato, in un ambiente caratterizzato dal pluralismo linguistico. Un amico lo descriverà come «lussemburghese di nascita, tedesco per educazione, francese nel cuore e latino nello spirito»1. Dopo aver terminato gli studi liceali a Lussemburgo, finisce gli studi secondari con un anno supplementare a Metz al fine di ottenere l’Abitur 2. Il padre muore prematuramente e il suo legame con la madre è molto forte. Durante gli studi questo rapporto sarà nutrito da uno scambio epistolare costante. La madre, donna profondamente religiosa, gli trasmette l’importanza della lettura della Parola di Dio e dalla devozione alla Madonna. Il giovane Schuman, figlio unico, perde prematuramente anche la madre, nel 1911, a seguito di un incidente. Quest’episodio segna in modo tragico la sua vita.

Studente modello, continua gli studi in legge e, dal 1912, esercita la professione di avvocato a Metz. Scegliendo questa città vicina al Lussemburgo e al Belgio, in cui vive la gran parte della sua famiglia materna, Schuman radica la sua identità di «uomo dei confini»3. L’apertura al mondo data dalla fede cristiana lo rende un cosmopolita che resterà tuttavia particolarmente legato alle vicissitudini che colpiscono queste regioni che conoscono un destino travagliato4.

Sarà fondamentale l’incontro con il vescovo di Metz, monsignor Willibrord Benzler, che lo nomina responsabile della Federazione diocesana dei gruppi giovanili. Avendo rinunciato a diventare sacerdote, vive la sua attività di laico cristiano come un vero apostolato e la sua aspirazione sarà da lui stesso definita come la volontà di «conciliare lo spirituale e il profano»5.

Due altre figure spirituali costituiscono per lui un punto di riferimento importante, monsignor Collin, prete attivo nell’azione sociale, e Jean-Baptiste Pelt, vescovo di Metz6, che lo convincono ad avvicinarsi alla vita politica non appena, dopo la fine della Prima guerra mondiale, la Lorena e l’Alsazia tornano alla Francia. Nel 1919, alle elezioni per la Camera dei deputati, ottiene un ottimo punteggio nel suo collegio: la sua cultura religiosa, le solide competenze giuridiche e il carattere determinato ne fanno un candidato ideale. La sua attività mira principalmente a difendere il particolarismo delle due regioni. In questo periodo il legame con la Lorena diventa molto profondo e nel 1926 compra la famosa casa situata a Scy-Chazelles, oggi Museo che ospita il “Centro europeo Robert Schuman”.

Da neo-deputato si iscrive prima all’Upr (un grande partito moderato – l’Union populaire républicaine) e nel 1931, insoddisfatto, aderisce al Pdp (democratici popolari), un nuovo partito che segue la linea democratico-cristiana sostenuta da don Luigi Sturzo.

Dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale, nel marzo 1940 viene nominato sottosegretario per i rifugiati ma, non condividendo le posizioni del maresciallo Pétain, torna a Metz dopo aver rassegnato le dimissioni. Dopo poco tempo viene però arrestato dalla Gestapo. Evaso, nell’agosto 1942 riesce a raggiungere la zona libera e si rifugia presso il monastero benedettino di Ligugé, fondato da Martino di Tours7. Condannato alla clandestinità e dovendo spostarsi continuamente per non essere individuato, Schuman trascorre questo periodo dedicandosi principalmente alla lettura, alla preghiera, alla riflessione sul futuro. È possibile pensare che l’idea dell’Europa cominci a germogliare in questo periodo, è convinto che nonostante la guerra terribile, l’odio e il risentimento verso i tedeschi non siano la soluzione e che l’integrazione nel mondo post-conflitto sarà la sola soluzione per una pace duratura.

Nel 1946 Schuman è di nuovo eletto al Parlamento francese come deputato della Mosella, nelle file del Movimento repubblicano popolare. Il 24 giugno 1946 viene nominato prima ministro delle Finanze e in seguito diviene presidente del Consiglio.

Superfluo sottolineare le difficoltà legate all’esercizio delle funzioni governative, la situazione finanziaria in seguito alla guerra è a dir poco catastrofica e si trova a dover affrontare scioperi importanti e una rivolta popolare che paralizza il paese. Il piano Marshall porterà degli aiuti concreti soltanto a partire dal luglio 1948. La forza d’animo e la determinazione dimostrate da Schuman in questo periodo gli valgono la stima di una gran parte della classe politica che gli riconosce la levatura di uomo di Stato8.

Viene ricordato come un politico che coltiva, anche nelle più semplici azioni, l’interesse per la collettività: i funzionari del Ministero sono colpiti dalla sua abitudine di spegnere le luci nei corridoi per evitare lo spreco energetico. È un grande lavoratore che conosce i suoi fascicoli, che è capace di affrontare dei rischi politici per difendere una causa in cui crede, perseguendo quelle che gli sembrano più utili e giuste. Questa libertà d’azione, slegata da logiche puramente politiche, emana da un’incredibile forza interiore che proviene sicuramente dalla sua profonda vita spirituale. Mi preme ugualmente sottolineare il suo modus operandi politico che è caratterizzato dalla coesistenza di una grande rettitudine e indipendenza di pensiero e di una volontà costante di ricercare soluzioni di conciliazione. Ripete ai suoi amici: «Ascoltate l’avversario in buona fede: c’è una parte di verità in ciò che egli dice. Questa parte arricchirà anche le vostre idee»9.

Una nuova fase della sua carriera politica inizia nel 1948, periodo in cui riceve il portafoglio del ministero degli Affari esteri. Le prime negoziazioni importanti riguardano il Patto Atlantico e l’Oece e si impegna affinché la Francia aderisca al Consiglio d’Europa il 5 maggio 1949.

È in questo contesto che l’idea della necessità della riconciliazione con la Germania diventa una realtà ineluttabile. Schuman sostiene una nuova politica, è convinto che nuove forme di collaborazione tra Stati siano l’unico modo per evitare i contrasti. Nonostante ci siano delle opposizioni, è consapevole di poter contare sull’appoggio di Adenauer e De Gasperi.

Il 9 maggio 1950, con la Dichiarazione che porta il suo stesso nome, viene proposta la creazione di una Comunità europea del carbone e dell’acciaio, con la quale i membri si impegnano a mettere in comune le produzioni di queste due materie prime. La Ceca (ricordiamo i paesi fondatori: Francia, Germania occidentale, Italia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo) è stata la prima di una serie di organizzazioni sovranazionali che hanno condotto all’Unione europea attuale. I tre pilastri sui quali si fonda la dichiarazione10 sono principalmente la riconciliazione franco-tedesca, intesa come perdono rivolto al futuro; la sopranazionalità, incarnata dalla necessità di nuove strutture che rendano impossibili altre guerre, e la solidarietà, unico mezzo per avvicinare i popoli.

Schuman insiste sulla necessità di costruire l’Europa con pazienza, è consapevole che sia necessario procedere per tappe, incominciando da settori che siano “maturi psicologicamente” e in cui gli aspetti tecnici possano permettere un risultato immediato. Viene indicata una strada, un progetto spirituale di fratellanza che porterà verso «la costruzione di un mondo dove si imporranno sempre di più la visione e la ricerca di quello che unisce le nazioni, di quello che è loro comune, e dove si riconcilierà quanto le distingue e le contrappone»11.

L’ultima fase della sua vita è caratterizzata dal pellegrinaggio. Robert Schuman partecipa a varie conferenze in Europa per trasmettere il suo messaggio e spiegare il concetto di sopranazionalità e la sua idea di Europa.

Nel 1955 ritorna al governo, questa volta come ministro della Giustizia, ma il suo mandato durerà solo un anno. Il 19 maggio 1958 viene eletto per acclamazione presidente dell’Assemblea parlamentare europea e alla fine del suo mandato viene proclamato “padre dell’Europa”.

Nel 1959 si ammala e trascorre gli ultimi anni della sua vita nella casa di Scy-Chazelles. Muore il 4 settembre 1963. Il 9 giugno 1990 il vescovo di Metz, monsignor Pierre Raffin, autorizza l’apertura del processo di beatificazione. Viene in seguito aperto il processo canonico di analisi dei suoi scritti. Schuman è stato proclamato servo di Dio nel maggio del 2004, con la conclusione del processo diocesano. Le testimonianze raccolte e gli scritti vengono inviati in Vaticano, dove la Congregazione per le cause dei santi sta studiando tutta la documentazione.

 

Antologia

Testo della Dichiarazione del 9 maggio 1950 La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano. Il contributo che un’Europa organizzata e vitale può apportare alla civiltà è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche. La Francia, facendosi da oltre vent’anni antesignana di un’Europa unita, ha sempre avuto per obiettivo essenziale di servire la pace. L’Europa non è stata fatta: abbiamo avuto la guerra.

L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto. L’unione delle nazioni esige l’eliminazione del contrasto secolare tra la Francia e la Germania: l’azione intrapresa deve concernere in prima linea la Francia e la Germania. A tal fine, il governo francese propone di concentrare immediatamente l’azione su un punto limitato ma decisivo.

Il governo francese propone di mettere l’insieme della produzione franco-tedesca di carbone e di acciaio sotto una comune Alta Autorità, nel quadro di un’organizzazione alla quale possono aderire gli altri paesi europei.

La fusione della produzione di carbone e di acciaio assicurerà subito la costituzione di basi comuni per lo sviluppo economico, prima tappa della Federazione europea, e cambierà il destino di queste regioni che per lungo tempo si sono dedicate alla fabbricazione di strumenti bellici di cui più costantemente sono state le vittime. La solidarietà di produzione in tal modo realizzata farà si che una qualsiasi guerra tra la Francia e la Germania diventi non solo impensabile, ma materialmente impossibile. La creazione di questa potente unità di produzione, aperta a tutti i paesi che vorranno aderirvi e intesa a fornire a tutti i paesi in essa riuniti gli elementi di base della produzione industriale a condizioni uguali, getterà le fondamenta reali della loro unificazione economica.

Questa produzione sarà offerta al mondo intero senza distinzione né esclusione per contribuire al rialzo del livello di vita e al progresso delle opere di pace. Se potrà contare su un rafforzamento dei mezzi, l’Europa sarà in grado di proseguire nella realizzazione di uno dei suoi compiti essenziali: lo sviluppo del continente africano. Sarà così effettuata, rapidamente e con mezzi semplici, la fusione di interessi necessari all’instaurazione di una comunità economica e si introdurrà il fermento di una comunità più profonda tra paesi lungamente contrapposti da sanguinose scissioni.

Questa proposta, mettendo in comune le produzioni di base e istituendo una nuova Alta Autorità, le cui decisioni saranno vincolanti per la Francia, la Germania e i paesi che vi aderiranno, costituirà il primo nucleo concreto di una Federazione europea indispensabile al mantenimento della pace. Per giungere alla realizzazione degli obiettivi così definiti, il governo francese è pronto ad iniziare dei negoziati sulle basi seguenti.

Il compito affidato alla comune Alta Autorità sarà di assicurare entro i termini più brevi: l’ammodernamento della produzione e il miglioramento della sua qualità; la fornitura, a condizioni uguali, del carbone e dell’acciaio sul mercato francese e sul mercato tedesco nonché su quelli dei paesi aderenti; lo sviluppo dell’esportazione comune verso gli altri paesi; l’uguagliamento verso l’alto delle condizioni di vita della manodopera di queste industrie.

Per conseguire tali obiettivi, partendo dalle condizioni molto dissimili in cui attualmente si trovano le produzioni dei paesi aderenti, occorrerà mettere in vigore, a titolo transitorio, alcune disposizioni che comportano l’applicazione di un piano di produzione e di investimento, l’istituzione di meccanismi di perequazione dei prezzi e la creazione di un fondo di riconversione che faciliti la razionalizzazione della produzione. La circolazione del carbone e dell’acciaio tra i paesi aderenti sarà immediatamente esentata da qualsiasi dazio doganale e non potrà essere colpita da tariffe di trasporto differenziali. Ne risulteranno gradualmente le condizioni che assicureranno automaticamente la ripartizione più razionale della produzione al più alto livello di produttività. Contrariamente ad un cartello internazionale, che tende alla ripartizione e allo sfruttamento dei mercati nazionali mediante pratiche restrittive e il mantenimento di profitti elevati, l’organizzazione progettata assicurerà la fusione dei mercati e l’espansione della produzione.

I principi e gli impegni essenziali sopra definiti saranno oggetto di un trattato firmato tra gli Stati e sottoposto alla ratifica dei parlamenti. I negoziati indispensabili per precisare le misure d’applicazione si svolgeranno con l’assistenza di un arbitro designato di comune accordo: costui sarà incaricato di verificare che gli accordi siano conformi ai principi e, in caso di contrasto irriducibile, fisserà la soluzione che sarà adottata.

L’Alta Autorità comune, incaricata del funzionamento dell’intero regime, sarà composta di personalità indipendenti designate su base paritaria dai governi; un presidente sarà scelto di comune accordo dai governi; le sue decisioni saranno esecutive in Francia, Germania e negli altri paesi aderenti. Disposizioni appropriate assicureranno i necessari mezzi di ricorso contro le decisioni dell’Alta Autorità.

Un rappresentante delle Nazioni Unite presso detta autorità sarà incaricato di preparare due volte l’anno una relazione pubblica per l’Onu, nella quale renderà conto del funzionamento del nuovo organismo, in particolare per quanto riguarda la salvaguardia dei suoi fini pacifici.

L’istituzione dell’Alta Autorità non pregiudica in nulla il regime di proprietà delle imprese. Nell’esercizio del suo compito, l’Alta Autorità comune terrà conto dei poteri conferiti all’autorità internazionale della Ruhr e degli obblighi di qualsiasi natura imposti alla Germania, finché tali obblighi sussisteranno.

 

Note

1 E. Zin, Robert Schuman. Un padre dell’Europa unita, Ave, Roma 2013, p. 18.

2 Il diploma di liceo.

3 Á. Muñoz, L’engagement européen de Robert Schuman, in S. Schirmann (ed.), Robert Schuman et les Pères de l’Europe. Culture, politiques et années de formation. Actes du colloque de Metz du 10 au 12 octobre 2007, Peter Lang, Bruxelles 2008, p. 39.

4 M.Th. Bitsch, Robert Schuman âpotre de l’Europe 1953-1963, Cahiers Robert Schuman, vol. 1, p. 19.

5 G. Martino, Robert Schuman «padre dell’Europa unita», in www.europaoggi.it.

6 Con il buon senso di un padre. Robert Schuman e la dichiarazione del 9 maggio 1950, in «L’Osservatore Romano», 9 maggio 2010.

7 E. Zin, Robert Schuman, cit., p. 25.

8 M.Th. Bitsch, Robert Schuman âpotre de l’Europe 1953-1963, cit., p. 21.

9 E. Zin, Robert Schuman, cit., p. 24.

10 Ivi, p. 34.

11 Con il buon senso di un padre. Robert Schuman e la dichiarazione del 9 maggio 1950, cit.