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Volti di papato in un periodo di transizione

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Volti di un papato in un periodo di transizione

Con la morte di Benedetto XVI si è concluso un periodo particolarmente interessante per gli studiosi del papato e, più in generale, per chi si occupa di questioni che riguardano la struttura gerarchica della Chiesa. Si è trattato di un arco di tempo che potrebbe essere racchiuso  tra due date: l’11 febbraio 2013, giorno in cui papa Benedetto rinuncia al ministero di vescovo di Roma, e il 31 dicembre 2022, suo dies natalis.

Il grande abbraccio tradito

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Il grande abbraccio tradito

Il mar Mediterraneo ha un’estensione ristretta e ben circoscritta che lo ha reso abitabile, avvicinando i lembi di terra che lo abbracciano e mettendo in comunicazione i popoli circostanti, superando le barriere della diffidenza e favorendo l’accettazione complementare delle  rispettive diversità. Dunque questo è un mare dell’abbraccio e un mare che abbraccia. Ciò non deve, in ogni caso, indurre la falsa sensazione che il Mediterraneo sia stato e sia ancora un’oasi di pace nel contesto di una vagheggiata età dell’oro.

Per un’economia della cura e della custodia

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Per un’economia della cura e della custodia

Trasformare il modello economico, riformare le istituzioni economiche e ripensare i paradigmi di analisi e valutazione dei fenomeni economici e finanziari, per realizzare una società più giusta e inclusiva: un programma ambizioso e per molti versi provocatorio quello che i giovani convocati da papa Francesco si sono dati qualche mese prima che dilagasse la pandemia da Covid-19 e che stanno perseguendo con rigore e perseveranza.

«Una Chiesa italiana più snella». Intervista al card. Zuppi

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Lo studio del cardinale Matteo Maria Zuppi si trova al terzo piano della Curia di Bologna, un palazzo in pieno centro a due passi dalla Torre degli Asinelli. Tre lati della stanza sono occupati da una libreria straripante, sulle mensole sbucano icone dai colori brillanti. Alle pareti le foto di momenti speciali: uno scatto degli anni Ottanta con il giovane “don Matteo” in bianco e nero, tre incontri con papa Francesco (uno in piazza San Pietro con l’amico Francesco Guccini, che Zuppi presentò al Santo Padre al termine di un’udienza), abbracci e sorrisi in mezzo a gruppi di amici.

Conflitti dimenticati

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Domanda: chi tra noi è informato sulla guerra nel Tigrè? Eppure, dal novembre 2020, in Etiopia, si combatte. Da una parte il Fronte popolare di liberazione del Tigrè, dall’altra i militari del governo federale. Migliaia i morti, tra cui centinaia di civili; almeno quattrocentomila i profughi. Atrocità analoghe a quelle che abbiamo visto documentate in Ucraina – a Bucha e altrove – filtrano a fatica dal Corno d’Africa.

«Unire le città per unire le nazioni». In dialogo con Mario Primicerio

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Altri fili spinati ostacolano il sogno della pace. Innanzitutto, quello che parte dai confini orientali d’Europa, dove Putin ha scatenato la guerra in Ucraina proprio mentre iniziava l’incontro di vescovi e sindaci del Mediterraneo a Firenze. Da qui sono partiti ripetuti appelli alla pace. «L’importante è avviare un percorso, che da Firenze conduca lontano». Così la pensa Mario Primicerio, che del capoluogo toscano è stato primo cittadino dal 1995 al 1999, sulla scia del suo maestro Giorgio La Pira, il “sindaco santo”.

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