ll cammino sinodale della Chiesa universale e delle Chiese in Italia è entrato in un tempo di più intenso discernimento sui nodi che l’ascolto ha fatto emergere. Ascoltare, dialogare, approfondire, maturare un consenso intorno a scelte comuni non è il metodo di una fase, ma il percorso perché la Chiesa assuma un volto sinodale.
L a Chiesa sta vivendo un tempo intenso di conversione verso forme più sinodali del suo agire. Ma cosa significa questa “conversione sinodale” e, soprattutto, perché la Chiesa è chiamata a compierla? È utile, per capirlo, ritornare alla domanda fondamentale che ha dato inizio al processo in atto: «Come si realizza oggi, a diversi livelli (da quello locale a quello universale) quel “camminare insieme” che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è stata affidata; e quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere come Chiesa sinodale?»1 . Appaiono subito chiari la motivazione e l’obiettivo che spingono la Chiesa a porsi questa domanda: la missione evangelizzatrice della Chiesa. Se oggi la comunità cristiana è chiamata ad interrogarsi sulla capacità di “camminare insieme” al suo interno e con tutta l’umanità, è perché le stanno a cuore il Vangelo e la missione ricevuta da Gesù Cristo di portarlo a tutti i popoli. Non è quindi un invito autoreferenziale quello di mettere sotto la lente di ingrandimento come la Chiesa – nelle sue prassi, nei suoi organismi, nei suoi ministeri – riesca ad essere più efficacemente un sacramento della comunione che viene da Dio, ma è la consapevolezza che la comunione apre alla missione, che crescere nella sinodalità significa crescere nella missionarietà. Questa domanda fondamentale ha aperto per noi in Italia due percorsi sinodali: il “Sinodo sulla sinodalità”, insieme a tutta la Chiesa universale (2021-2024), e il “Cammino Sinodale delle chiese in Italia” (2021-2025). Il primo percorso, dopo due anni dedicati all’ascolto di tutto il Popolo di Dio nella tappa diocesana e in quella continentale, ha vissuto nello scorso ottobre la prima sessione dell’Assemblea del Sinodo dei Vescovi e prosegue ora verso la seconda sessione che concluderà il percorso nel prossimo anno. Il secondo cammino, quello italiano, ha vissuto due anni di fase narrativa (in cui si è dato priorità all’ascolto e alle esperienze dei “Cantieri di Betania”) e adesso sta vivendo la sua fase sapienziale, in cui si approfondisce il discernimento, procedendo verso la sua fase profetica e conclusiva del prossimo anno, più orientata alla progettualità e alle scelte ecclesiali. Questi cammini solo a un primo sguardo possono apparire diversi: in realtà si tratta dello sviluppo plurale e multiforme dell’invito di papa Francesco a mettere al centro la sinodalità come il cammino che «Dio si aspetta dalla Chiesa del Terzo millennio»2 , un cammino in cui «il protagonista è lo Spirito Santo»3 . In realtà non dobbiamo avere una comprensione riduttiva di tale protagonismo: nel processo sinodale lo Spirito agisce nella conversione dei cuori delle persone, che si riscoprono fratelli e compagni di viaggio, ma anche nella conversione delle strutture ecclesiali, che si ripensano in forma più partecipativa e missionaria4 . Conversione “personale” e conversione “strutturale” si sostengono a vicenda, perché sono entrambe conversioni “spirituali”, animate cioè dalla grazia e dalla voce di Dio, una voce che i cammini sinodali ci stanno insegnando ad ascoltare in diversi modi: nella Parola e nel silenzio, ma anche nella voce e nelle storie delle altre persone, tutte sedute allo stesso tavolo, con gli occhi che possono incrociarsi alla stessa altezza, come fratelli e sorelle. I cammini sinodali vanno proprio in questa direzione: far sì che tutti i battezzati possano rispondere al Signore che li chiama a partecipare in modo responsabile e con pari dignità alla missione della Chiesa.
Il Concilio Vaticano II come bussola
Questo obiettivo del percorso sinodale ci fa già comprendere come oggi stiamo vivendo, grazie ai cammini sinodali in atto, una fase inedita di riappropriazione e rilancio del Magistero del Concilio Vaticano II. La comune dignità e responsabilità del Popolo di Dio nella missione della Chiesa viene definita nel capitolo secondo di Lumen gentium: questo il fondamento che giustifica il tentativo di dare forme più sinodali all’azione pastorale della Chiesa. Allo stesso modo oggi possiamo desiderare di “camminare insieme” a tutta l’umanità perché Gaudium et spes delinea un nuovo paradigma di relazione tra Chiesa e società, un modello dialogico di ascolto e aiuto reciproco5 . Pertanto il Concilio resta la “bussola” del cammino della Chiesa sinodale. Il termine “bussola” dice una direzione, ma non un cammino già compiuto. Tanto più ci si addentra nei temi e nelle questioni suscitate dall’ascolto e dal discernimento di questi due anni, sia a livello universale che nel cammino italiano, tanto più ci si accorge che questo tempo sinodale sta riconsegnando le domande lasciate aperte nel Vaticano II e dopo il Vaticano II: come tenere insieme la diversità delle Chiese locali con l’unità universale del Popolo di Dio? Con quali strumenti rendere effettiva la partecipazione di tutti i battezzati alla maturazione delle decisioni ecclesiali? Quali sono i “segni dei tempi” che oggi interpellano la Chiesa nel discernimento della volontà di Dio? Come integrare le acquisizioni delle scienze umane e naturali nello sviluppo del pensiero teologico e del Magistero ecclesiale? In che modo dare forma ad una ministerialità diversificata, adeguata alle sfide del tempo e fondata nella vocazione battesimale?6 È grazie al Concilio che oggi la Chiesa può porsi queste domande, insieme alle altre sollevate dal cammino sinodale; allo stesso tempo è interpellata a portare a maturazione la via indicata dal Vaticano II. Tali domande, in sostanza già poste dal Concilio circa sessant’anni fa, hanno acquistato complessità e urgenza nei contesti attuali, plurali e in repentino cambiamento; per questo le risposte, seppur con la necessaria pazienza, non possono attendere a lungo. Per rispondere a queste domande bisognerà certamente continuare ad ascoltare la voce di tutti i fedeli e di tutte le Chiese, ma anche integrare maggiormente gli strumenti della riflessione teologica: come nel Concilio fu determinante il contributo dei teologi perché l’assemblea conciliare potesse discernere la voce dello Spirito e raggiungere il consenso sul rinnovamento a cui il Signore stava chiamando la Chiesa, così oggi sarà necessario che le assemblee sinodali siano sostenute dalla riflessione che gli esperti di diverse discipline (non solo teologiche) possono offrire alla Chiesa, chiamata a discernere oggi i passi da compiere verso il futuro7 .
Un percorso che interpella tutti
I cammini sinodali, sia quello universale che quello italiano, entrano ora sempre di più in una fase di intenso discernimento; l’ascolto e il dialogo hanno permesso di enucleare i temi e i nodi che richiedono un approfondimento, ora si tratta di studiare e dare forma a proposte che possano rispondere alla domanda fondamentale: «Quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere come Chiesa sinodale?». Per questo fine il Sinodo dei Vescovi prevede delle figure (esperti, facilitatori, responsabili della stesura dei testi, ecc.) che sostengano l’assemblea sinodale nella maturazione del consenso intorno alle proposte elaborate; per questo stesso motivo il Cammino sinodale voluto dai vescovi italiani ha istituito un Comitato sinodale nazionale che si è organizzato in commissioni di lavoro intorno ai nuclei tematici emersi dall’ascolto nelle Chiese locali. Tuttavia il discernimento non continuerà solo a questi livelli centrali, ma anche nelle diocesi: il documento di sintesi della prima sessione dell’assemblea del Sinodo dei Vescovi è riconsegnato a tutta la Chiesa in vista dell’assemblea conclusiva del prossimo ottobre. Il cammino italiano, in questa fase sapienziale, chiede alle Chiese locali di operare il discernimento su uno o più temi emersi nella fase narrativa e di riconsegnarne i frutti al livello nazionale. Il metodo del discernimento ecclesiale proposto nella fase sapienziale è una via che può essere percorsa a tutti i livelli: diocesano, parrocchiale, associativo, ecc.8 Ascoltare, dialogare, approfondire, maturare un consenso intorno a delle scelte comuni, cioè esercitarsi nel discernimento comunitario, non è semplicemente il metodo di una fase sinodale, ma è il percorso perché la Chiesa assuma un volto sinodale in forma permanente («per il Terzo millennio»). Per questo ognuno è chiamato a fare la sua parte in questo “esercizio spirituale” comunitario, ognuno secondo la sua responsabilità: in una comunità come in una diocesi, in una parrocchia come in un gruppo ecclesiale, in un presbiterio come in una associazione ecclesiale... laddove c’è la Chiesa è importante che ci siano questi “esercizi di sinodalità”, queste pratiche di discernimento comunitario, perché essa impari di più a “camminare insieme”, al suo interno e con tutta l’umanità. “Si impara facendo”, dice un vecchio adagio, ed è proprio così anche per la sinodalità. I cammini sinodali hanno sicuramente bisogno dei loro passaggi e delle loro strutture a livello universale e nazionale; si dovranno necessariamente maturare delle proposte e prendere delle decisioni a questi livelli; tuttavia sarà altrettanto importante che ogni membro della Chiesa sia consapevole che il “Sinodo” non è solo un evento che accade a Roma, ma un cammino che riguarda tutti, pastori e fedeli, in ogni comunità ecclesiale. Solo in questa circolarità tra centro e periferia, universale e locale, dall’alto e dal basso, i cammini sinodali potranno essere un percorso di formazione e conversione verso forme più sinodali di Chiesa, cioè forme più evangeliche e capaci di accompagnare la fioritura del Vangelo nella vita degli uomini e delle donne del nostro tempo.
Note
1 Sinodo dei Vescovi, Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione. Documento preparatorio alla XVI Assemblea Generale Ordinaria, 7 settembre 2021, 2. 2 Francesco, Discorso per la commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi, 17 ottobre 2015. 3 Id., Discorso per l’apertura della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 4 ottobre 2023. 4 Cfr. Eg 27; Cei, Linee Guida per la fase sapienziale del Cammino Sinodale delle Chiese in Italia, 11 luglio 2023, 19-21. 5 Cfr. Gs 40-44. 6 Per uno sguardo esaustivo sui temi emersi e sulle domande suscitate dai percorsi sinodali in atto, cfr. Sinodo dei Vescovi, Relazione di sintesi della prima sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 28 ottobre 2023; Cei, Linee Guida per la fase sapienziale. 7 Cfr. Sinodo dei Vescovi, Relazione di sintesi, III, 15, k. 8 Cfr. Cei, Orientamenti metodologici per il discernimento della fase sapienziale nelle diocesi, 8 settembre 2023, 3-5.