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Conflitti dimenticati

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Domanda: chi tra noi è informato sulla guerra nel Tigrè? Eppure, dal novembre 2020, in Etiopia, si combatte. Da una parte il Fronte popolare di liberazione del Tigrè, dall’altra i militari del governo federale. Migliaia i morti, tra cui centinaia di civili; almeno quattrocentomila i profughi. Atrocità analoghe a quelle che abbiamo visto documentate in Ucraina – a Bucha e altrove – filtrano a fatica dal Corno d’Africa.

«Unire le città per unire le nazioni». In dialogo con Mario Primicerio

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Altri fili spinati ostacolano il sogno della pace. Innanzitutto, quello che parte dai confini orientali d’Europa, dove Putin ha scatenato la guerra in Ucraina proprio mentre iniziava l’incontro di vescovi e sindaci del Mediterraneo a Firenze. Da qui sono partiti ripetuti appelli alla pace. «L’importante è avviare un percorso, che da Firenze conduca lontano». Così la pensa Mario Primicerio, che del capoluogo toscano è stato primo cittadino dal 1995 al 1999, sulla scia del suo maestro Giorgio La Pira, il “sindaco santo”.

L’incerta fede: un’indagine sulla religiosità in Italia

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Dopo circa venticinque anni dalla precedente indagine, svoltasi nel 1994-95 (cfr. V. Cesareo, R. Cipriani, F. Garelli, C. Lanzetti, G. Rovati, La religiosità in Italia, Mondadori, Milano 1995), una nuova ricerca – questa volta sia quantitativa (3238 questionari) che qualitativa (164 interviste in profondità) – si è svolta nel 2017 e ha dato luogo a due pubblicazioni principali: la prima, principalmente a carattere quantitativo, di Franco Garelli, Gente di poca fede.

E se lo sguardo delle donne sulla guerra fosse una promessa di pace?

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Esistono una virtù e una potenzialità femminili nel costruire un mondo di pace? È nostra convinzione che l’humus della guerra sia costituito, tanto nelle società tradizionali quanto in quelle moderne, dalla egemonia delle “mascolinità”, ossia di valori, attributi, attitudini, pratiche e rappresentazioni associate all’essere maschio1 .

Papa Francesco, un pontificato che genera futuro

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Se si vuole valutare l’azione riformatrice del pontificato di Francesco, bisogna farlo alla luce delle chiavi interpretative che lui stesso fornisce in Evangelii gaudium, misurandola in particolare in base al principio espresso al numero 222 dell’esortazione apostolica, dove è scritto che il tempo è superiore allo spazio. «Questo  principio – spiega Bergoglio – permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. Aiuta a sopportare con pazienza situazioni difficili e avverse, o i cambiamenti dei piani che il dinamismo della realtà impone [...].

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