Primo piano

La 50a Settimana sociale. Parole ascoltate, parole vissute

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Ogni esperienza nasce con una parola. Le parole, come ci insegna Rubem Alves, sono un cibo da mangiare: ci nutrono e nel nutrirci ci trasformano; mentre pensiamo di assimilarle, le parole ci assimilano. Mangiamo e siamo mangiati dalla parola. Mai da soli. La parola, come il cibo, è relazione e genera legami. Una volta pronunciata, la parola continua a rimbalzare da persona a persona, suscita echi e prende significati nuovi, cambiando tonalità con chi la pronuncia.

Liberarsi dalla sfiduceria e dalla relittonomia

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I n ogni parte del mondo, le diverse culture e chi le tramanda inciampano e si fanno male sempre più spesso in alcuni nodi della modernità, soprattutto con riferimento alle tante trasformazioni in atto. Molti degli inciampi e dei capitomboli che si trasformano nelle odierne distopie dei sistemi politici, ambientali, economici, sociali ed etici si potrebbero evitare eliminando la nostra apatia nelle analisi sociologiche e la nostra sciatteria nel disegnare e sperimentare le soluzioni alla policrisi che tutti osserviamo.

Il negoziato necessario per giungere alla pace

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Il negoziato necessario per giungere alla pace

La strategia della deterrenza legata agli arsenali nucleari delle due superpotenze ha segnato la politica internazionale del passato, nello scorso secolo, anzi nello scorso millennio. Correva l’era del bipolarismo, dello scontro ideologico e militare tra Est e Ovest che ha provocato più di 150 guerre in 70 paesi con 20 milioni di morti. Conflitti combattuti tra i paesi in via di sviluppo e nei paesi in via di sviluppo. La deterrenza appartiene ad un’altra epoca. Oggi non è più in grado di dare stabilità al sistema.

Unione europea: dopo il voto, quali orizzonti?

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Unione europea: dopo il voto, quali orizzonti?

Il voto per il rinnovo del Parlamento europeo è alle spalle ed è tempo di guardare avanti. Nelle sedi Ue, fra Strasburgo e Bruxelles, fervono le trattative per definire i cosiddetti top job, le alte cariche istituzionali dell’Unione: il o la presidente dell’Europarlamento, della Commissione e del Consiglio europeo. Poi, all’inizio dell’autunno, sarà la volta della definizione del collegio dei commissari.

Il multilateralismo: una bussola per l’era globale

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Il multilateralismo: una bussola per l’era globale

«Dire che non bisogna aspettarsi nulla sarebbe autolesionistico, perché significherebbe esporre tutta l’umanità, specialmente i più poveri, ai peggiori impatti del cambiamento climatico. Se abbiamo fiducia nella capacità dell’essere umano di trascendere i suoi piccoli interessi e di pensare in grande, non possiamo rinunciare a sognare che la COP28 porti a una decisa accelerazione della transizione energetica, con impegni efficaci che possano essere monitorati in modo permanente. Questa Conferenza può essere un punto di svolta» (LD, 53-54).

In cammino verso la XVIII Assemblea nazionale

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In cammino verso la XVIII Assemblea nazionale

L’Azione cattolica italiana ha intrapreso il percorso verso la celebrazione della sua XVIII Assemblea nazionale, lo sta facendo in primo luogo attivando un processo autenticamente sinodale di partecipazione da parte di tutti soci, ragazzi giovani e adulti, in quasi tutte le diocesi italiane e in oltre 4500 realtà parrocchiali e interparrocchiali. Un processo possibile grazie all’impegno quotidiano dei suoi oltre 38.000 responsabili associativi e dei circa 7000 assistenti presenti ad ogni livello della vita associativa.

Tempo di discernimento ecclesiale

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Tempo di discernimento ecclesiale

L a Chiesa sta vivendo un tempo intenso di conversione verso forme più sinodali del suo agire. Ma cosa significa questa “conversione sinodale” e, soprattutto, perché la Chiesa è chiamata a compierla? È utile, per capirlo, ritornare alla domanda fondamentale che ha dato inizio al processo in atto: «Come si realizza oggi, a diversi livelli (da quello locale a quello universale) quel “camminare insieme” che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è stata affidata; e quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere come Chiesa sinodale?»1 .

La guerra non sia uno status quo

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La guerra non sia uno status quo

L a rivista inglese «The Tablet» ha raccontato che un gesuita che vive a Gerusalemme ha ricevuto a metà ottobre la visita di Haim, un rabbino ortodosso suo amico. Il religioso ebreo era sconvolto, avendo officiato diciotto funerali in quarantotto ore. Tra i morti c’erano un cugino che era stato decapitato e un bambino colpito da colpi di arma da fuoco nella culla. Aspettava con trepidazione notizie di parenti e amici rapiti da Hamas. «Haim ha urlato il suo dolore, la sua rabbia, la sua angoscia» ha detto il gesuita, che ha ascoltato e ha pianto con lui.

Parole e gesti che a Lampedusa narrano un altro Mediterraneo

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Sono passati dieci anni dalla visita di Francesco a Lampedusa: era l’8 luglio del 2013. La sua visita e la sua omelia sono state lette dallo storico Alberto Melloni come programmatiche dell’intero pontificato1 , come le note del suo magistero della realtà e della prossimità con cui sintonizzarsi; ponendo poi, da fine storico, un’intrigante analogia con il discorso di apertura del Concilio di Giovanni XXIII.

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