Profezia sinodale e speranza giubilare camminano insieme

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Sotto la spinta di un pontificato instancabile e coraggioso, la Chiesa sta vivendo una stagione di grande dinamismo e impegno. In un quadro ecclesiale e sociale certamente non facile, il percorso sinodale e l’anno giubilare offrono la possibilità di un profondo rinnovamento, coltivando in particolare la sinodalità, il discernimento e la profezia.

La Chiesa sta vivendo un periodo di particolare intensità. Si susseguono eventi ecclesiali di “rilevanza epocale”, quanto mai utili per affrontare una stagione complessa della storia e intercettare le istanze di quel “cambiamento d’epoca” ben delineato da papa Francesco. Dopo gli anni dedicati alla riflessione sulla sinodalità nella Chiesa, siamo ora entrati nel vivo delle celebrazioni per l’anno giubilare, avendo comunque sempre ben presenti gli scenari travagliati che interpellano la vita dell’umanità. Questioni su cui il Santo Padre ha puntualmente richiamato l’attenzione, offrendo documenti di straordinaria efficacia e chiarezza, non solo per i credenti. Celebriamo i dieci anni della Laudato si’ (24 maggio 2015), che ha scosso il mondo richiamando tutti a una maggiore consapevolezza rispetto alle sfide ineludibili dei cambiamenti climatici e dello sviluppo sostenibile. Sono passati cinque anni dalla pubblicazione della Fratelli tutti (3 ottobre 2020), un vero e proprio manifesto della fratellanza universale, da costruire con coraggio e senza pregiudizi attraverso l’accoglienza, il rispetto e il dialogo con tutti. A fondamento di tutto, il costante richiamo a non perdere di vista l’essenza dell’esperienza umana, con la necessità di ritornare al centro e al cuore di tutte le cose: l’incontro con Dio, che si manifesta nel volto e nel cuore di Gesù Cristo. Appello che è arrivato con forza, tra la fine del Sinodo della Chiesa universale e l’avvio del Giubileo, con la quarta lettera enciclica del Pontefice, Dilexit nos (24 ottobre 2024), dedicata al Sacro Cuore. Questa lettera – afferma Francesco – «"permette di scoprire che quanto è scritto nelle Encicliche sociali Laudato si’ e Fratelli tutti non è estraneo al nostro incontro con l’amore di Gesù Cristo, perché, abbeverandoci a questo amore, diventiamo capaci di tessere legami fraterni, di riconoscere la dignità di ogni essere umano e di prenderci cura insieme della nostra casa comune" (n. 217)»1 .

In questo scenario che vede la Chiesa attenta a offrire strumenti efficaci per il discernimento e percorsi concreti per illuminare con la luce del Vangelo il nostro tempo, è opportuno soffermarsi sugli elementi di continuità e di reciproco arricchimento che legano l’evento sinodale con la celebrazione del Giubileo. Un legame che troviamo chiaramente affermato nella stessa Bolla di indizione: «L’Anno giubilare potrà essere un’opportunità importante per dare concretezza a questa forma sinodale, che la comunità cristiana avverte oggi come espressione sempre più necessaria per meglio corrispondere all’urgenza dell’evangelizzazione: tutti i battezzati, ognuno con il proprio carisma e ministero, corresponsabili affinché molteplici segni di speranza testimonino la presenza di Dio nel mondo»2 . Per le Chiese che sono in Italia, questo percorso si rende ancora più evidente, perché in quest’anno giubilare giunge a termine il cammino sinodale, con la terza tappa che si articola in due momenti assembleari: il primo è stato già celebrato dal 15 al 17 novembre u.s., mentre il secondo e conclusivo si terrà dal 31 marzo al 3 aprile.

Il denominatore comune dei due eventi è certamente la speranza. Da una parte, quella che è andata crescendo negli anni del cammino sinodale attorno a un processo di profondo rinnovamento del sentire ecclesiale, che ha portato a una rivisitazione di tutte le dimensioni dell’essere e dell’agire della Chiesa, soprattutto nella prospettiva di un rilancio del suo impegno missionario. Dall’altra, la speranza quale tema centrale di un Giubileo che vuole essere l’occasione per una sincera conversione personale, ma soprattutto vuole rappresentare l’occasione offerta a tutti, credenti e non, per rinnovare gli stili di vita, per tessere trame di riconciliazione e di pace, per rispettare e custodire il creato, per ridare fiducia a tutti coloro che si sentono ai margini e sono vittime di ingiustizie e violenze. Certamente la speranza, declinata in tutte le sue componenti, teologiche, esistenziali e sociali, costituisce la chiave di volta per ridare ai credenti e a tutta l’umanità la consapevolezza di dover affrontare sfide epocali con lungimiranza e coraggio, senza cedere allo sconforto e alla rassegnazione. Possiamo riassumere i principali elementi di continuità tra percorsi sinodali e Giubileo attraverso tre dimensioni: la sinodalità, il discernimento e la profezia.

In primo luogo, la sinodalità come forma essenziale e imprescindibile della vita e della missione della Chiesa. Questa rivisitazione in chiave sinodale è stata preparata con passaggi di grande rilevanza3 , soprattutto grazie al contributo della Commissione teologica internazionale4 e la modifica della struttura e del funzionamento dello stesso Sinodo dei vescovi5 . Il percorso di grande respiro con un lavoro capillare che ha coinvolto tutte le diocesi del mondo, i livelli regionali, nazionali e continentali, e ha fatto dell’ultimo Sinodo dei vescovi dedicato alla sinodalità, con le sue due assemblee (ottobre 2023 e 2024), un evento in cui la sinodalità è stata sperimentata e vissuta ancor prima di affrontarla come oggetto della riflessione e del confronto.

«Vivendo il processo sinodale abbiamo preso nuova coscienza che la salvezza da ricevere e da annunciare passa attraverso le relazioni – leggiamo nella relazione finale –. La si vive e la si testimonia insieme. [...] Il significato ultimo della sinodalità è la testimonianza che la Chiesa è chiamata a dare di Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo, Armonia di amore che si effonde fuori di sé per donarsi al mondo. Camminando in stile sinodale, nell’intreccio delle nostre vocazioni, carismi e ministeri, e, andando incontro a tutti per portare la gioia del Vangelo, possiamo vivere la comunione che salva: con Dio, con l’umanità intera e con tutta la creazione»6 .

Questo percorso sinodale, proprio perché ricco di spunti e di prospettive di grande interesse per il cammino della Chiesa, esige anche una profonda conversione del cuore di ogni credente e anche delle stesse strutture della Chiesa. La contiguità, praticamente senza soluzione di continuità, tra gli eventi sinodali e il Giubileo, costituisce una formidabile occasione per fare del passaggio della Porta Santa un’occasione di vera conversione personale e comunitaria, per passare: da una Chiesa arroccata su posizioni difensive a una comunità aperta e accogliente; da una Chiesa fossilizzata su prassi anacronistiche a una comunità dinamica e capace di dialogare con la cultura del nostro tempo, sapendo declinare in modo creativo tradizione e innovazione; da una Chiesa segnata da rigidità e chiusure a una comunità capace di vivere un’autentica comunione, promuovendo la partecipazione di tutti e un’effettiva corresponsabilità7.

Un secondo aspetto è quello del discernimento, sempre più necessario per operare scelte oculate in un contesto di grande complessità culturale e sociale. Il Cammino sinodale delle Chiese in Italia ha dedicato a questa dimensione la seconda tappa, cercando di comprendere sia i limiti e le criticità sia le risorse e le potenzialità della comunità ecclesiale. Si è trattato di un esercizio non facile di discernimento sapienziale ed ecclesiale, nella consapevolezza che a partire dagli strumenti preziosi di carattere sociologico e culturale, occorre arrivare a un discernimento che sia primariamente e soprattutto ascolto dello Spirito Santo8 . Sono emerse così le fatiche sempre più marcate nella trasmissione della fede, sia con i bambini sia con gli adulti e, soprattutto con i giovani, la poca capacità di celebrare la vita dentro liturgie, che sono percepite come ritualità vuote, la difficoltà a declinare l’ampia attività solidaristica con la fede e la matrice cristologica della carità. Non mancano, però, segnali incoraggianti, che lo stesso cammino sinodale ha posto in evidenza. Tra questi, certamente il forte desiderio di mettersi in discussione e fare scelte coraggiose, di andare all’essenza dell’esperienza cristiana purificandola da tante sovrastrutture che rallentano il passo, di individuare le condizioni per una Chiesa più sinodale, ministeriale e missionaria.

In questo contesto, il Giubileo offre la possibilità di dare ancora più profondità al discernimento, aiutando a non rimanere prigionieri di paure e fragilità e a ritrovare le ragioni profonde della speranza. «Tutti sperano... – afferma il papa –. Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé. L’imprevedibilità del futuro, tuttavia, fa sorgere sentimenti a volte contrapposti: dalla fiducia al timore, dalla serenità allo sconforto, dalla certezza al dubbio. [...] Possa il Giubileo essere per tutti occasione di rianimare la speranza. La Parola di Dio ci aiuta a trovarne le ragioni»9 . Discernimento e speranza sotto l’azione dello Spirito Santo e nella luce della Parola di Dio costituiscono un binomio importante per dare solidità e concretezza al cammino sinodale, senza rimanere prigionieri delle lamentele e dello scoraggiamento. Arriviamo così alla terza prospettiva, quella della profezia, che per le Chiese in Italia rappresenta il necessario compimento del cammino sinodale con la maturazione di scelte in grado di garantire un autentico rinnovamento e un generoso slancio missionario. È quanto ha indicato il Santo Padre: «vi incoraggio a percorrere la terza tappa, dedicata alla profezia. I profeti vivono nel tempo, leggendolo con lo sguardo della fede, illuminato dalla Parola di Dio. Si tratta dunque di tradurre in scelte e decisioni evangeliche quanto raccolto in questi anni»10. Tra le scelte che si prospettano e che saranno oggetto dei lavori della II Assemblea sinodale, molte vanno nella direzione indicata anche dalla Bolla del Giubileo, soprattutto là dove si indicano attenzioni e impegni preferenziali (cfr. nn. 7-15).

Il Giubileo, pertanto, può costituire un efficace volano per mettere a fuoco e per avviare le scelte che stanno maturando nella tappa profetica. Tra queste, certamente l’attenzione prioritaria ai giovani, le sfide dei nuovi linguaggi e dell’intelligenza artificiale nella trasmissione della fede, l’accoglienza e il primato dei poveri in tutte le diverse forme e condizioni in cui oggi si presentano, la costruzione di relazioni davvero fraterne dentro la Chiesa e aperte al dialogo con tutti, uno sguardo fiducioso e un impegno coraggioso nella costruzione di un mondo solidale, fraterno e pacificato. Così la speranza giubilare e la profezia sinodale crescono insieme e si sostengono reciprocamente.

Note

1 Cfr. Intervento di S.E. Mons. Bruno Forte in occasione della Conferenza stampa di presentazione di “Dilexit nos – Lettera Enciclica sull’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo”, 24.10.2024 (bit.ly/4i1diId, u.c. 04.03.2025).

2 Francesco, Bolla di indizione del Giubileo Ordinario dell’Anno 2025 Spes non confundit (9 maggio 2024), 17.

3 Cfr. N. Salato (a cura di), La sinodalità al tempo di papa Francesco. 1 – Una chiave di lettura storico-dogmatica, Edb, Bologna 2020; F. Asti, E. Cibelli (a cura di), La sinodalità al tempo di papa Francesco. 2 - Una chiave di lettura sistematica e pastorale, Edb, Bologna 2020.

4 Cfr. Commissione Teologica Internazionale, La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa (2 marzo 1918).

5 Cfr. Francesco, Costituzione apostolica Episcopalis communio sul Sinodo dei Vescovi (18 settembre 2018).

6 Documento Finale della Seconda Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (2-27 ottobre 2024), “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione” (26 ottobre 2024), 154.

7 Cfr. le suggestive riflessioni di T. Halik in Pomeriggio del cristianesimo. Il coraggio di cambiare, Vita e Pensiero, Milano 2021.

8 «È Lui il protagonista del processo sinodale! [...] È Lui che apre i singoli e le comunità all’ascolto; è Lui che rende autentico e fecondo il dialogo; è Lui che illumina il discernimento; è Lui che orienta le scelte e le decisioni. È Lui soprattutto che crea l’armonia, la comunione nella Chiesa»: Francesco, Discorso ai referenti diocesani del Cammino sinodale italiano (25 maggio 2023).

9 Spes non confundit, 2.

10 Francesco, Messaggio ai partecipanti alla prima assemblea sinodale delle Chiese in Italia, San Paolo Fuori le Mura, 15-17 novembre 2024.