Non possiamo far finta di nulla. Tutti, chi più chi meno, abbiamo la spiacevole sensazione di vivere un periodo di grande instabilità che, mentre accentua nei singoli un senso di incertezza e di timore, scatena nella società uno stato palpabile di precarietà e di diffusa preoccupazione. La dolorosa ferita inferta dal Covid era ancora sanguinante quando sono sopraggiunti, violenti, gli sconquassi umanitari e socio-economici della guerra in Ucraina. Avviene sempre così - vien fatto di pensare: quando ci sembra di aver imboccato la strada giusta e si vede ormai prossimo il traguardo di un accettabile equilibrio di vita e organizzazione sociale, ecco sopravvenire un qualche evento che semina crisi a piene mani.
Sembra che la Natura stessa non faccia altro che far fallire ogni tentativo di organizzare ordine. Ma è veramente così? No. Esistono molti casi in cui la Natura segue il percorso inverso: costruisce ordine partendo da situazioni estremamente disordinate ed è proprio dall'analisi di questi eventi che possiamo sperare di trarre qualche utile suggerimento. Fra i molteplici fatti di questo tipo che la letteratura scientifica analizza ne ho scelto uno a motivo della sua facile verificabilità e della linearità della sua spiegazione.
Quelli tra i lettori che hanno una certa familiarità con i fornelli sanno che per preparare una buona crema è necessario portare ad ebollizione molto lentamente gli ingredienti liquidi di partenza, riscaldando in modo uniforme il fondo della pentola. Se si osserva scrupolosamente la ricetta, qualche istante prima dell'inizio dell’ebollizione balza agli occhi uno strano fenomeno: le bollicine che salgono in superficie non si distribuiscono uniformemente ma tendono a disporsi secondo un reticolato le cui maglie somigliano a esagoni e pentagoni. Questa strana distribuzione delle bolle è la spia di un moto ordinato che il liquido assume pochi istanti prima che esploda il gran caos dell’ebollizione. Le bolle seguono passivamente il movimento della massa liquida e se la loro distribuzione presenta una qualche regolarità geometrica è perché il liquido stesso, a seguito del riscaldamento, tende a muoversi lungo direzioni ben definite e spazialmente ordinate. Nel nostro caso, tende a salire lungo i bordi di celle prismatiche esagonali e tornare verso il basso al centro delle celle stesse.
È interessante identificare le cause di questo strano fenomeno focalizzando l'attenzione su ciò che avviene al livello submicroscopico nel nostro recipiente. Nel liquido di partenza le particelle/molecole che lo formano sono in continuo movimento, si insinuano le une tra le altre, si urtano, si respingono o si fondono, accelerano o rallentano. All'aumentare della temperatura, poi, la loro velocità media aumenta, i loro urti si fanno via via più violenti e il loro movimento diviene più convulso. Sorge allora spontanea una domanda: se è il caos a regnare nel movimento delle particelle fin dall'inizio del riscaldamento, da che cosa trae origine il moto concorde e ordinato del liquido che ad un certo punto compare ed è così chiaramente evidenziato dalla distribuzione geometrica delle bollicine? È sconvolgente, infatti, assistere all'apparire di strutture ordinate all'interno di una ristretta finestra temporale che va da uno stato iniziale di completo disordine a un altro, l'ebollizione, ancor più caotico.
La spiegazione è da ricercare nel processo di amplificazione di particolari, submicroscopiche organizzazioni che le particelle del liquido casualmente assumono: le ‘fluttuazioni’. Mi spiego. Fa parte dell'idea di agitazione caotica delle particelle del liquido il fatto che ognuna di esse, cambiando continuamente posizione, entri a far parte di gruppi sempre diversi di altre particelle disposte nello spazio nelle maniere più svariate. Tra le innumerevoli forme che questi raggruppamenti istantanei assumono, ce ne sono alcune (le fluttuazioni, appunto) che sono in grado di indurre una armonizzazione nel movimento delle particelle circostanti. È come se alcuni specifici tipi di organizzazioni e movimenti sub-microscopici abbiano la capacità di divenire ‘modelli’ per organizzazioni ben più estese, capaci di coinvolgere numeri via via crescenti di molecole. Non è fuor di luogo considerare queste fluttuazioni submicroscopiche come dei veri e propri ‘inneschi di ordine’ che le condizioni ambientali si incaricano poi di amplificare coinvolgendo nel moto ordinato numeri sempre più elevati di altre particelle.
È questo racconto, fornito dalle scienze della Complessità, una quasi-parabola della crema che, in stile evangelico, potrebbe suonare così: «L'apparire di un nuovo stato di ordine è legato alla comparsa di una fluttuazione positiva che compare all’interno della crema liquida quando si raggiunge la temperatura critica, un attimo prima che inizi l’ebollizione. La fluttuazione è talmente piccola che mai nessuno riuscirebbe ad identificarla. Eppure, se amplificata, è capace di conferire ordine al movimento di tutte le particelle di crema presenti nel recipiente».
In questa similitudine non è difficile identificare l'agitazione molecolare con la situazione di incertezza che oggi, a livello umano, tanto frequentemente ci angoscia. C'è però una differenza abissale tra noi e le molecole della crema. Noi siamo intelligenti; le molecole, anche le più complesse, non lo sono. Noi non siamo costretti ad attendere passivamente che appaia 'per caso' il germe di una nuova organizzazione positiva, capace di promuovere una vita sociale ordinata e pacifica; possiamo idearla, la fluttuazione, programmarne l'attuazione e favorirne attivamente l'amplificazione. E quand'anche non ci riuscisse lo sforzo immaginativo, possiamo pur sempre offrire il nostro contributo ad amplificare quelle che sono già presenti e che, a nostro avviso, lo meritano. Tutto questo tuttavia va fatto in fretta, prima che si giunga alla fase dell'ebollizione dove a regnare sovrano è il caos e la speranza che appaia all'orizzonte la luce di una nuova e valida organizzazione si fa sempre più flebile.