Editoriale

Augurati che sia lunga la via

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Non pretendiamo di dare un commento letterario della celebre poesia di Konstantinos Kavafis; non proveremo neppure a darne una esegesi fondata sulla dettagliata conoscenza della vita e delle opere del suo autore. Lasceremo piuttosto che questi versi ispirino la nostra riflessione sul viaggio che è la vita stessa e sugli incontri che ne segnano l’andare.

Nel tempo del turismo di massa, del consumo dei luoghi e delle tradizioni, secondo la logica del mordi e fuggi, vorremmo riproporre il valore del viaggio come incontro.

C’è una forza di apertura, una potenza di coinvolgimento nel viaggiare. Metafora della vita è il viaggio. E anche in questo nostro tempo attraversato più che dal disorientamento, da un senso di profondo straniamento, il viaggio, il come del nostro viaggiare, esprime quello che siamo, la percezione del reale e dell’umano che ci portiamo addosso, il nostro modo di rapportarci alle cose e agli altri, il senso che abbiamo di noi stessi.

Quanto vale l’accoglienza

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Parlare di accoglienza sembrerebbe porsi in esatta antitesi rispetto all’argomento monografico di questo numero di «Dialoghi». Eppure è proprio la questione delle migrazioni e del modo in cui viene gestita e narrata che lascia emergere con particolare forza il valore dell’accoglienza. Il nodo delle migrazioni ci restituisce alla centralità del rapporto con ciò che avvertiamo come estraneo, ma la cui accoglienza e il cui riconoscimento sono in realtà essenziali a noi stessi.

Rigenerare la Speranza: l’Azione cattolica tra sinodalità e missione

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Rigenerare la Speranza: l’Azione cattolica tra sinodalità e missione

La celebrazione della XVIII Assemblea nazionale dell’Azione cattolica italiana, unitamente all’incontro in piazza San Pietro con il Santo Padre Francesco dal titolo “A braccia aperte”, sono stati unanimemente percepiti da coloro che hanno partecipato come un dono straordinario che ha dato coraggio e speranza, un ulteriore motivo di gratitudine per un’esperienza associativa capace di custodire la bellezza originaria e generativa delle relazioni semplici e autentiche che maturano nella condivisione fraterna e quotidiana della vita, nel servizio ecclesiale e nell’impegno civile.

Quando le frontiere diventano porose

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Quando le frontiere diventano porose

Dalla metafisica all’ermeneutica1; Nel segno della cura del bene2; Elogio della porosità3: sono tre testi recentemente pubblicati.

Ad accomunarli è il loro nascere da storie di ricerca e di insegnamento (quelle di Piergiorgio Grassi, di Luigi Alici, di Giuseppe Lorizio); da un intenso lavoro di interrogazione e di approfondimento portato avanti nel tempo in una capacità di tessere coinvolgimenti ampi, di aprire percorsi, di mettere in circolo intuizioni e idee quanto mai feconde.

Una questione di vita o di morte

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Una questione di vita o di morte

S ebbene offuscato dalle tragiche notizie di guerre e stragi che giungono dall’est europeo e dal Medio Oriente, penso non sia sfuggito a nessuno il fatto che a Dubai City è in corso la XXVIII Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop28). È stata inaugurata il 30 novembre e terminerà il prossimo 12 dicembre. I 198 paesi che vi prendono parte dovranno negoziare le misure da prendere per contenere il riscaldamento globale combattendo l’effetto serra. Ovviamente, nessuno può ancora dire se questo grande impegno porterà a decisioni concrete e stringenti.

Una questione di sguardo

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Ci vuole un’arte particolare per raccontare la vita. E devo dire che l’ho trovata in due libri letti in questa calda estate, mentre lavoravamo al numero 3 di «Dialoghi». I testi sono: Come d’aria di Ada d’Adamo1 e Guarda le luci amore mio di Annie Ernaux2. Due testi molto diversi tra loro, ma accomunati da uno sguardo sulla concretezza della vita e delle situazioni che fa vedere quello che sfugge a osservatori distratti, a stereotipi di segno diverso, o a vuote prospettive ideologiche.

Ordine dal disordine. Una quasi parabola per i nostri tempi

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Non possiamo far finta di nulla. Tutti, chi più chi meno, abbiamo la spiacevole sensazione di vivere un periodo di grande instabilità che, mentre accentua nei singoli un senso di incertezza e di timore, scatena nella società uno stato palpabile di precarietà e di diffusa preoccupazione. La dolorosa ferita inferta dal Covid era ancora sanguinante quando sono sopraggiunti, violenti, gli sconquassi umanitari e socio-economici della guerra in Ucraina.

Tempo di emergenze e di speranze

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Che la crisi in cui si trova oggi il paese sia davvero grave e dagli sbocchi imprevedibili lo dimostra l’attenzione preoccupata con cui la stampa estera, europea e non, sta seguendo, le vicende italiane. Tutti gli osservatori sono stati colti di sorpresa dalle dimissioni irrevocabili del governo Draghi: la serata di mercoledì 17 luglio è apparsa interminabile, confusa e drammatica, destinata a restare nella memoria di molti.

Dentro il nesso religione e politica

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Dentro il nesso religione e politica

Che cosa c’è all’origine della strumentalizzazione politica della religione che il nostro tempo registra in tante parti del mondo? Sicuramente la volontà di un certo potere politico di trovare scorciatoie per garantirsi il consenso, senza passare attraverso l’argomentazione e la giustificazione delle scelte. Sicuramente la crisi delle forme della democrazia e l’incertezza del contesto culturale, sociale, economico.

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