Chiesa e Sinodo: le parole di Francesco, la sfida dei giovani

di 

Il cammino sinodale in atto rappresenta una grande sfida per la Chiesa intera. Ave ha deciso di accompagnare questo processo attraverso la pubblicazione di vari testi, tra cui segnaliamo qui due volumi diversi ma complementari: il primo raccoglie i discorsi e gli interventi sul tema della sinodalità di Jorge Mario Bergoglio, prima da arcivescovo di Buenos Aires e poi da papa; il secondo si interroga sul mondo dei giovani nel cammino sinodale.

Don Jorge Mario Bergoglio aveva le idee molto chiare già diciannove anni fa, nel 2003, quando la diocesi di Buenos Aires tenne un’assemblea sul tema: Come essere Chiesa oggi. L’assise, presieduta dal futuro papa Francesco, si presentava come «uno spazio di affermazione della nostra identità e di presa di coscienza della nostra missione in un ambito di comunione e di partecipazione» (p. 20). Le parole da sottolineare in questa frase – e da notare con un certo stupore – sono tre: comunione, partecipazione e missione. Sì, sono proprio gli stessi tre sostantivi che costituiscono il sottotitolo del percorso sinodale intrapreso oggi dalla Chiesa universale, e che porterà nel 2023 alla celebrazione del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità. Il pastore, che all’epoca era arcivescovo e primate della Chiesa d’Argentina, e che nel 2013 sarebbe diventato a sorpresa il successore di Pietro, tracciava una strada su cui oggi intende far camminare la Chiesa cattolica in ogni angolo del pianeta. I discorsi sul tema della sinodalità dell’allora cardinale Bergoglio, e poi di papa Francesco, sono un piccolo tesoro, reso disponibile dalla pubblicazione del libro Sinodo, edito da Ave nella collana Le parole di Francesco.

La rotta tracciata dal cardinal Bergoglio si rivela in tutta la sua lucidità, per esempio sfogliando le pagine del discorso alla riunione del Consiglio presbiterale della diocesi di Buenos Aires, pronunciato il 15 aprile 2008. Dopo aver anticipato concetti come quello del “cambiamento d’epoca” (sviluppato poi davanti alla Chiesa italiana nel Convegno di Firenze nel 2015), ed esortando i sacerdoti a mettere da parte il criterio dell’“abbiamo sempre fatto così”, Bergoglio affermava: «Peculiarità del cambio d’epoca è che le cose non sono più al loro posto. Ciò che prima serviva per spiegare il mondo, le relazioni, il bene e il male, ora sembra non funzionare più» (p. 22). Che fare, allora? Le stesse domande erano risuonate nella Conferenza di Aparecida del 2007, e il cardinal Bergoglio riprendeva le conclusioni di quella riunione: «La Chiesa di Aparecida è una comunità di discepoli missionari che vogliono ascoltare il Signore e la realtà con umiltà, per discernere che cosa devono essere e fare» (p. 23).

Uno stile sinodale, come poi esplicitato e definito nel corso del ministero petrino. Lo spiega bene suor Nathalie Becquart, sottosegretaria al Sinodo dei vescovi, che nell’introduzione al volume riflette: «Papa Francesco può a pieno titolo dirsi “il Papa della sinodalità”, avendo deliberatamente scelto di governare la Chiesa “all’interno del” e “attraverso il” Sinodo dei vescovi, mettendo l’accento sulla sinodalità e affermando con chiarezza che la conversione sinodale della Chiesa è un atto di risposta al discernimento che questa fa della volontà di Dio» (p. 4). Una volontà che si manifesta dentro quella realtà, in cui “le cose non sembrano più al loro posto” e che tuttavia rimane permeata – agli occhi dei credenti – da quel soffio dello Spirito, che ordina ogni elemento verso il bene.

È una realtà che tuttavia occorre guardare non da posizioni di potere, non cercando il controllo spasmodico su ogni situazione, ma riuscendo a decentrarsi per assumere lo stesso punto di vista di chi è povero, ultimo, scartato. In questo senso, tra i tanti testi ripresi dal magistero di papa Francesco (tra cui discorsi e lettere, stralci delle esortazioni apostoliche, ma anche i tweet  dell’account @Pontifex), è utile riprendere un passaggio dell’intervento del 17 ottobre 2015, in occasione del cinquantesimo anniversario dell’istituzione del Sinodo dei vescovi. Un testo paradigmatico, in cui Francesco sottolinea: «In questa Chiesa, come in una piramide capovolta, il vertice si trova al di sotto della base. Per questo coloro che esercitano l’autorità si chiamano “ministri”: perché, secondo il significato originario della parola, sono i più piccoli tra tutti» (pp. 51-52). E ancora, richiamando la funzione di servizio degli organismi ecclesiali, a cominciare da quelli istituiti nelle parrocchie, aggiunge: «Soltanto nella misura in cui questi organismi rimangono connessi col “basso” e partono dalla gente, dai problemi di ogni giorno, può incominciare a prendere forma una Chiesa sinodale» (pp. 52-53).

Tra le grandi sfide della Chiesa sinodale c’è senz’altro il coinvolgimento dei giovani. Ed è questo il tema dell’altro volume pubblicato da Ave, di cui ci vogliamo occupare brevemente qui: Per una Chiesa sinodale. Mai senza i giovani!, scritto da don Salvatore Miscio. Sacerdote pugliese, incardinato nell’arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, l’autore si è già fatto apprezzare in passato dai lettori dell’Editrice con il suo testo Faber, uomo in ricerca, dedicato alla ricerca spirituale nei testi di Fabrizio De André. Docente di ecclesiologia, vicario per la pastorale nella sua diocesi e assistente regionale per il Settore giovani di Ac, don Miscio è soprattutto un educatore che ama stare con i giovani e scorgere con loro sogni e speranze di un tempo nuovo.

Questo vissuto si fonde nel suo libro con una ricerca approfondita, che attraversa varie fonti: dai testi del Magistero vaticano alle riflessioni della Chiesa italiana e a un’ampia letteratura teologica e pastorale. Lo scopo è offrire prospettive concrete e prassi, da cui cominciare a costruire la comunità dei “discepoli-missionari”. Alla base del lavoro di don Miscio c’è quella che egli stesso definisce una domanda fondamentale: «Come far sì che il potenziale che si acquisisce in giovinezza, e che crea competenze necessarie per tutta la vita, non vada disperso nelle fughe in avanti di chi anticipa vissuti senili o, al contrario, nell’inerzia che “promuove il mito di un’adolescenza eterna” (A. Badiou), senza mai vivere a pieno la giovinezza?» (pp. 20-21). Sono queste le due polarità che rischiano di minare il vissuto ecclesiale dei giovani: costretti a confrontarsi troppo spesso, nella Chiesa, con modelli di adulti che li vorrebbero già impeccabili fin dagli anni dell’adolescenza; oppure, al contrario, con adulti che promuovono un giovanilismo vacuo.

Il contributo dei giovani alla Chiesa sinodale, secondo don Miscio, deve essere invece quello tracciato da papa Francesco nell’esortazione apostolica Christus vivit, scritta al termine del Sinodo del 2018 dedicato proprio ai giovani. Affermava il pontefice al n. 15, in un passaggio ripreso anche nel libro di don Miscio: «Un giovane non può essere scoraggiato, la sua caratteristica è sognare grandi cose, cercare orizzonti più ampi, osare di più, aver voglia di conquistare il mondo, saper accettare proposte impegnative e voler dare il meglio di sé per costruire qualcosa di migliore» (p. 32). Ma perché tutto questo si realizzi, i giovani devono essere prima di tutto se stessi all’interno degli ambienti ecclesiali: è importante che si sentano accolti e rispettati, valorizzati e ascoltati, all’interno di uno spazio che riconoscano come «casa». «Si tratta – spiega don Miscio – di uno stile comunitario dal profilo molto alto, che è tanto urgente attuare, ma che richiede al contempo competenze appropriate, che possono nascere solo da una umanità vera portata a maturazione dall’incontro con il Cristo accogliente» (p. 37).

Dopo il capitolo introduttivo dedicato a La Chiesa in ascolto dei giovani, l’autore passa a delineare proprio le «nuove competenze comunitarie» richieste nel percorso di apertura alle giovani generazioni. Tra queste, la prima evidenziata è la capacità di «superare la frattura con la cultura»: lo Spirito parla sempre attraverso linguaggi inattesi, e chissà che oggi non stia parlando proprio anche attraverso le nuove forme espressive (dall’arte, alla musica, all’utilizzo dei social network...) fatte proprie da ragazze e ragazzi del nostro tempo? L’ultimo capitolo del libro presenta l’esito di un’interessante ricerca condotta con alcuni giovani seminaristi del Seminario regionale pugliese di Molfetta. Giovani tra i giovani, ma anche giovani che si stanno formando per esercitare, in futuro, un ruolo di leadership all’interno della comunità cristiana. Questa parte conclusiva del libro fa emergere riflessioni significative che intrecciano la teoria alla vita, segnalando punti di forza e fragilità che interrogano tutti.

Le parole di papa Francesco e lo studio accurato di don Salvatore Miscio rappresentano dunque due testi preziosi, da leggere e rileggere per alimentare il discernimento – personale e comunitario – in questo storico tempo di cammino sinodale.

I LIBRI

Papa Francesco (J.M. Bergoglio), Sinodo, Introduzione di N. Becquart, collana Le parole di Francesco, Ave, Roma 2021, pp. 120.

S. Miscio, Per una Chiesa sinodale. Mai senza i giovani!, Ave, Roma 2022, pp. 144.