Lampedusa, 24-26 giugno 2022, una tre giorni in cui cattolici e musulmani si sono riuniti per dialogare sulle sfide della cittadinanza oggi. Un’iniziativa promossa dall’UNEDI insieme ai leader delle principali comunità islamiche presenti in Italia. sul tema “Sulla stessa barca. Viaggio verso una cittadinanza condivisa”.
Lampedusa, 24-26 giugno 2022, è questo il luogo e sono questi i giorni in cui si è svolto il terzo incontro nazionale islamo-cattolico organizzato dall’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso (UNEDI) della Conferenza episcopale italiana, insieme ai leader delle principali comunità islamiche presenti in Italia.
Un incontro realizzato nell’ambito del progetto pluriannuale “Passi significativi”, avente l’obiettivo di declinare alcuni punti del Documento di Abu Dhabi, scritto e firmato da papa Francesco e dall’imam di Al-Azhar Ahmad al-Tayyip, sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune (4 febbraio 2019), e che coinvolge per la parte cattolica i referenti regionali islam e i referenti nazionali delle realtà ecclesiali dell’UNEDI, per la parte musulmana i delegati delle comunità territoriali e infine i referenti dei gruppi giovanili cattolici e musulmani.
Il primo passo di questo progetto risale al 29 giugno 2019 alla Grande Moschea di Roma, percorso proseguito a Loppiano il 26 giugno 2021, a Lampedusa si è siglato il terzo passo con un viaggio da Trapani verso l’isola e lo stazionamento a Lampedusa.
Una tre giorni in cui cattolici e musulmani si sono riuniti per un dialogo sul tema: “Sulla stessa barca. Viaggio verso una cittadinanza condivisa”, nella comune convinzione che «Dio ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro, per popolare la terra e diffondere in essa i valori del bene, della carità e della pace», sono queste le parole con cui il Documento di Abu Dhabi invita cristiani e musulmani ad “impegnarsi per stabilire nelle nostre società il concetto della piena cittadinanza” basata “sull’eguaglianza dei diritti e dei doveri sotto la cui ombra tutti godono della giustizia”.
Una tre giorni di incontri e di storie intrecciate, di momenti condivisi, in un clima di amicizia che ha favorito lo spazio e la possibilità della narrazione di sé nella dimensione individuale e di membro di una comunità religiosa, non ultimo, come cittadini della società.
Un’importante occasione di consolidamento della conoscenza tra chi lavora per il dialogo su di uno stesso territorio e, al contempo, di incontro tra chi vive lo stesso impegno in territori diversi, favorendo lo scambio di esperienze e la valorizzazione delle buone pratiche.
Un viaggio, quello da Trapani a Lampedusa, che ha confermato l’importanza del lavoro nei territori e della costruzione di rapporti di conoscenza, rispetto e amicizia tra chi è diverso, anche per la sua fede.
È proprio quello che papa Francesco e l’imam Ahmad al-Tayyeb chiedono per il Documento, in cui si fa appello affinché non circoli solo tra esperti e dotti, o credenti, perché il messaggio è rivolto a tutti, e quindi grande deve essere l’impegno affinché arrivi alle persone nei luoghi e negli ambiti di vita più diversi. D’altronde la vocazione dei credenti non è quella di dichiarare principi e valori, ma è quella di esserne testimoni nel mondo, nel quotidiano della vita, con tutti. A partire dal titolo: “Sulla stessa barca. Viaggio verso una cittadinanza condivisa”, questa tre giorni ha sollecitato tutti i partecipanti a ricordare questo. Come scritto nel testo bussola che ha anticipato l’incontro di Lampedusa: «La nave verso Lampedusa vuole rappresentare una profezia in cammino, l’impegno per la costruzione di una comune cittadinanza, la dimostrazione che è possibile “essere sulla stessa barca” e restarci, imparando a condividere il tempo che è donato e le regole e le risorse di e per tutti, crescendo nella conoscenza e nel rispetto delle diverse identità in una sempre più profonda e ricca contemplazione del mistero della persona umana, al di là delle appartenenze, ma allo stesso tempo, a partire dalle appartenenze». Come scrive papa Francesco nella Fratelli tutti, terza enciclica sulla fraternità e l’amicizia sociale, la pandemia del Covid-19 «ha messo in luce le nostre false sicurezze [...] ha effettivamente suscitato per un certo tempo la consapevolezza di essere una comunità mondiale che naviga sulla stessa barca» (Ft 32). All’apertura dei lavori il card. Matteo Zuppi, presidente della Cei, torna su questo aspetto, ricordando in collegamento che «crediamo ancora troppo poco che quello che interessa l’altro interessa anche me. E che se l’altro sta male, anche io, che sono sulla stessa barca, sto male».
Sulla barca e a Lampedusa i momenti di ascolto, workshop e condivisione hanno coinvolto i partecipanti con un programma che ha previsto due relazioni inziali, quella del prof. Mohammed Khalid Rhazzali, voce musulmana, dal titolo: “Alterità fraterna e società pluraliste. Il contributo delle religioni all’ideazione di una cittadinanza universale” e per parte cattolica quella del prof. Marco Bontempi: “Fare la cittadinanza. Ospitalità, riconoscimento e costruzione comune di valori universali attraverso il dialogo interreligioso”; nove workshop, ciascuno moderato da una coppia di coordinatori (cattolico e musulmano), che hanno toccato temi particolarmente avvertiti oggi e capaci di arricchire l’idea e l’esperienza di cittadinanza in una società complessa, multiculturale e multireligiosa esplorando temi e luoghi “delicati”, dove la convivenza tra cattolici e musulmani richiede conoscenza, riconoscimento e rispetto: dalla questione educativa ai matrimoni misti, dalla libertà religiosa alla pace, dall’essere cittadini e fedeli in luoghi difficili quali le carceri, gli ospedali, i luoghi di lavoro, ai rapporti tra moschee e chiese nei territori locali, non ultimo il tema uomini e donne e la difficile gestione del genere.
Nell’isola i partecipanti hanno vissuto l’esperienza particolarmente suggestiva della lettura stazionale del libro di Giona, attraverso la rappresentazione di un testo scritto da fra Ignazio De Francesco, in cui sono ripresi testi biblici e coranici. Le tre tappe particolarmente significative, anche per la simbologia dei luoghi, quali il portale di Mimmo Paladino nella parte più a sud dell’isola, la Chiesa Parrocchiale San Gerlando e Vallone di Cala Madonna, hanno visto musulmani e cattolici incontrare Giona, il profeta che ha pagato sulla propria pelle che cosa vuol dire non ascoltare la voce di Dio e praticarla. Il profeta che ha conosciuto come Dio è capace di tenerezza, misericordia, capace di cambiare il suo giudizio nel momento in cui l’uomo e la donna sono a Lui docili. Riprendendo le parole di don Giuliano Savina, direttore dell’UNEDI, «in questo luogo cristiani e musulmani hanno ascoltato insieme il testo biblico-coranico di Giona ed hanno lasciato che questa parola potesse generare testimoni di fratellanza». Nell’ultimo tratto del cammino a Lampedusa, prima di salpare per il rientro a Trapani, il gruppo dei partecipanti, camminando con uno o più compagni di viaggio ha poi sostato al cimitero dell’isola, dove ognuno ha deposto un fiore su una tomba senza nome, ricordando nella preghiera coloro che non sono riusciti ad entrare dalla Porta d’Europa, non importa se musulmani o cattolici, credenti o non credenti. E fare questo insieme, è stato importante, ognuno ha pregato secondo la sua tradizione, ci si è incontrati nello spazio dei valori spirituali, umani e sociali comuni. Ad animare tutti i momenti di queste tre giornate sono state proprio la tensione e l’intenzione di conoscere l’altro e di farsi conoscere, nella propria differenza e peculiarità, di vita e di fede, nel rispetto reciproco, ed è ciò che ha reso questo incontro un’esperienza di vita e di fratellanza da ricercare, proporre e vivere nei territori in cui abitiamo, adottando, sulla scia del documento di Abu Dhabi, «la cultura del dialogo come via; la collaborazione comune come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio». Ed è con questo intento ed impegno che si lavorerà insieme sui territori e a livello nazionale anche per valorizzare quello che si è vissuto a Lampedusa e per la preparazione del Quarto Passo, che ci vedrà insieme, a giugno 2023, a Torino, per affrontare insieme il tema della libertà religiosa.