Dossier

Vangelo e politica

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Declinato in vario modo dai tempi del Concilio, il rapporto tra Vangelo e politica è fra i temi più dibattuti nel mondo cattolico, un evergreen che ha fatto scorrere i classici fiumi di inchiostro, suscitato interpretazioni contrastanti e nuovi interrogativi, più stringenti di ogni risposta.

Le religioni oltre le frontiere

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Osservando la storia religioso-culturale dell’umanità, appare quasi ovvio giungere alla conclusione che non c’è religione senza cultura e viceversa: l’una e l’altra sono inscindibilmente connesse. Questo almeno fino alla modernità occidentale, quando si è pensato che religione e vita civile dovessero essere distinte o separate, benché a uno sguardo attento la stessa modernità occidentale appaia frutto di una particolare religione, quella cristiana.

Migrazioni ai margini

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Gli individui si sono sempre spostati alla ricerca di un ambiente propizio alla sopravvivenza o al miglioramento delle proprie condizioni di vita. La migrazione è pertanto al cuore dell’esperienza umana, come emerge nelle grandi narrazioni mitologiche e religiose: la migrazione si inserisce in un disegno divino, che consente di incontrare la propria umanità e quella degli altri, di cogliere il significato della propria esistenza e di intraprendere un percorso che avvicina al divino, grazie all’attraversamento di frontiere materiali e immateriali.

Incontrarsi sulle frontiere

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Incontrarsi sulle frontiere

«In un mondo in cui la vita sa così bene congiungersi alla vita, un mondo in cui i fiori si mescolano ai f iori nel letto stesso del vento, e in cui il cigno conosce tutti i cigni, solo gli uomini fabbricano la propria solitudine»1: così scrive Antoine de SaintExupéry, in un suo piccolo capolavoro, oscurato dal meritato successo de Il Piccolo Principe. In un universo assimilato a un giardino in cui lo stesso vento accarezza tutti i fiori, perché gli umani consumano inspiegabilmente tante energie distruttive per fabbricare la propria solitudine?

Ambivalenza delle frontiere

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«L’ uomo è organizzatore dello spazio», scriveva negli anni Settanta del Novecento l’etnologo André Leroi-Gourhan1 , esprimendo con queste poche ed incisive parole una delle caratteristiche culturali più evidenti nell’umanità di tutti i tempi: dare ordine all’esistente ispirandosi, innanzitutto, a criteri spaziali. A ben guardare, lo spazio è lo scenario unificante per eccellenza, scelto da noi uomini come criterio operativo tutte le volte che ci proponiamo di dare ordine alle cose che ci circondano, in special modo quando esse appaiano collegate da relazioni fisiche o culturali.

Democrazia e poteri

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Democrazia e poteri

Da diverso tempo la nostra democrazia appare affaticata, incurvata dal peso di una serie di dinamiche culturali, sociali, politiche e istituzionali che rischiano di metterne in discussione la capacità di tenuta. Nel suo complesso, e malgrado significative e non rare eccezioni, la classe politica appare sempre più autoreferenziale e sempre meno attenta alla grammatica istituzionale.

Il sogno della fraternità universale nell'incontro tra Vangelo e politica

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«Sogniamo come un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli!» (Ft 8). È «il nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale» (Ft 6) che papa Francesco invoca con la sua Enciclica Fratelli tutti1 . È il sogno di un vero incontro tra il Vangelo e la politica, quell’incontro che richiede oggi una scoperta adeguata del valore della fraternità universale da comprendere come un’altra faccia dell’amore.

L’uso politico della religione

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L'uso politico della religione

Una riflessione sull’uso politico della religione e la sua inevitabile strumentalizzazione si rende necessaria in tempi che vedono fenomeni di questo tipo diffusi in tutto il pianeta, al punto da apparire quasi strutturali. Fenomeni che suscitano maggiori attenzioni quando sorgono o si trasformano in movimenti politici che si richiamano  esplicitamente alla religione nel loro agire e creano condizioni di chiusura, di conflitto e di esclusione. Con rischi evidenti di frammentazione interna e di destabilizzazione anche internazionale.

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