C'è un film su RaiPlay uscito in piena pandemia che fa sorridere e pensare. Diretto da Giorgio Pasotti, si intitola Abbi fede ed è la storia di un giovane prete, irriducibilmente credente, che dinanzi alle tragedie della sua vita personale e della vita di chi incontra sul suo cammino mantiene una inossidabile fiducia sulla possibilità di un esito positivo, leggendo ciò che accade con uno sguardo che coglie solo il positivo o quello che lui vorrebbe fosse tale. Ingenuità, cecità, volontà di mistificazione della realtà per paura di soffrire e per non ammettere l’esistenza del male e del negativo? Che cosa c’è alla base di questo atteggiamento che nel film provoca in chi ha tutt’altro sguardo sulla realtà una reazione di stizza o di rabbia fino alla risposta violenta nei suoi confronti? È una storia che fa riflettere; anche perché si conclude, sorprendentemente, con la vittoria del suo “aver fede” sul realismo spietato tanto del medico razionalista ad oltranza quanto dello squadrista violento che, contagiato da tanto candore, cambia vita. Una fede oltre ogni evidenza che dapprima irrita, ma poi contagia e, soprattutto, trasforma la vita delle persone, cambia segno alla realtà volgendola ad un bene oggettivamente impensabile.