Camminare insieme, al tempo dell’incertezza

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L’incertezza è esperienza quotidiana, compagna della nostra condizione mortale. E forse, più che di tenerla a bada, si tratta di comprenderla, di analizzarne le cause e i risvolti, di vivere con e nell’incertezza, per capire a che cosa essa ci “invita” e come essa possa essere sterile o feconda. All’incertezza non sfugge nella sua prassi neppure la Chiesa. Questo è il tempo della duttilità sapienziale; tempo di riforme per una Chiesa che riscopre la sua dimensione sinodale, il suo essere popolo in cammino, chiamata a rinnovarsi nelle coscienze e nelle strutture.

Nella celebre Guida galattica per gli autostoppisti di Douglas Adams si esigono «aree di dubbio e d’incertezza rigidamente definite». Sembra la battuta di un umorista inglese che abbia esagerato con la birra al pub dell’angolo, ma è fisica quantistica per principianti, come il gatto di Schrödinger che è nello stesso tempo vivo e morto, a seconda del luogo di osservazione. Se incertezza dev’essere, che sia allora inquadrata, incasellata, codificata. Perché essa genera disordine e ansia. Tutta la storia della scienza può essere letta come la lotta per la riduzione dell’incertezza: impresa titanica che solleva domande vertiginose, a cominciare da quelle sul caso e sulla necessità, e su ciò che i credenti chiamano “Provvidenza”. L’incertezza è la trama del mondo e la nostra compagna di viaggio. Irrisa dal senso comune, è nobilitata dalla fisica a principio esplicativo, incerto, of course. Le certezze si sgretolano, crollano i «bastioni della credenza », come li chiama il filosofo canadese Charles Taylor, studioso della secolarizzazione, i miti, le fedi e i riti su cui si è fondata la cultura occidentale. E le ideologie, morte e sepolte, rinascono sotto mentite spoglie, nel liberismo selvaggio, nel determinismo scientifico transumanista, nel populismo nazionalistico, nel cospirazionismo e nel complottismo no-vax. Grande, come sempre, è il disordine sotto il sole. E noi, nell’impossibilità di circoscrivere l’incertezza, tentiamo di definirla. Allo stesso modo, scriveva Miguel de Unamuno, «Hegel, gran definitore, pretese di ricostruire l’universo mediante definizioni, come quel sergente di artiglieria che diceva che i cannoni si costruiscono prendendo un buco e rivestendolo di ferro».

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