Dialoghi tra credenti Cantieri italiani

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L’incontro tra le religioni si dà anzitutto nella concretezza delle dinamiche sociali, laddove le diverse fedi entrano in contatto nei luoghi e nei tempi della nostra esistenza comunitaria. Nascono così, non sempre adeguatamente valorizzati, dei veri e propri “cantieri” di dialogo tra persone di diversa appartenenza religiosa, spazi di possibile condivisione.

L'espressione “dialogo interreligioso” è molto diffusa e descrive il “dialogo tra le religioni”. Queste due diciture sono corrette ma, come molte altre di uso comune, comunicano una astrazione. A dialogare sono sempre delle persone. Non incontriamo mai le religioni, semmai possiamo intrattenerci con qualche credente di una tradizione religiosa. Posta questa precisazione, proviamo a offrire delle istantanee di quelli che potremmo descrivere come alcuni degli attuali cantieri italiani del dialogo tra credenti. Con “credenti” intendiamo qui persone di religioni diverse dal cristianesimo, tralasciando i credenti in Cristo di chiese e comunità diverse da quella cattolica.

Le quattro forme del dialogo tra credenti
Innanzitutto, è opportuno ricordare un criterio di “classificazione” dei dialoghi. Come per i dialoghi ecumenici – cioè quelli tra cristiani di diverse confessioni –, già il decreto del Concilio Ecumenico Vaticano II Unitatis redintegratio aveva indicato quattro forme di dialogo così, dopo il Concilio, le stesse forme sono state applicate anche al dialogo interreligioso. Troviamo due riferimenti importanti nel documento Dialogo e missione del 1984 e nel documento Dialogo e annuncio del 1991, cioè venticinque anni dopo la dichiarazione conciliare Nostra aetate sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane (1965).
 

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