La cultura è vita

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Se l’Italia è il primo paese al mondo ad aver incluso tra i principi costituzionali la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo economico, sociale e morale del paese passa inevitabilmente attraverso la sua promozione. Anche nel tempo della pandemia il sistema culturale e creativo sta avendo un effetto moltiplicatore su altri settori economici e deve perciò rappresentare un traino per la ripartenza.

Abbiamo cominciato il cammino per uscire dalla crisi ma la pandemia, con le sue drammatiche conseguenze sanitarie ed economiche, non è ancora alle nostre spalle. Quello che stiamo vivendo è uno scenario inedito, che ci impone di coniugare risposte tempestive con uno sguardo lungo, per iniziare a immaginare il dopo. Fra le insidiose implicazioni del Covid, c’è stata la contrazione di quella dimensione sociale e aggregativa che costituisce il tessuto connettivo delle nostre comunità e l’essenza della fruizione culturale.
Le piazze vuote, i musei, i cinema, i teatri, le biblioteche chiuse hanno però aumentato la consapevolezza di quanto la cultura sia il sale e il lievito delle nostre vite. Quanto metta in relazione le persone, quanto crei legami e generi benessere. Non il nostro petrolio, come talvolta si è detto con la metafora infelice di un combustibile fossile, ma come la più efficace e pulita delle energie rinnovabili.
Per questo la cultura potrà e dovrà essere la chiave del cambiamento, il motore di una crescita innovativa, sostenibile ed equilibrata, uno degli ingredienti centrali nella strategia del Governo sul Next Generation, per il quale sono previste ingenti risorse. Dai grandi attrattori culturali nelle città metropolitane a un piano di rilancio e riqualificazione dei borghi, dall’intervento sulla sicurezza antisismica dei luoghi di culto alla digitalizzazione, dalla creatività al potenziamento dell’industria cinematografica. Quando giurai per la prima volta al Quirinale come ministro, all’ingresso dichiarai ai giornalisti presenti che mi accingevo a guidare il principale ministero economico del nostro paese. Ne sono convinto oggi più che mai. Perfino in quest’anno martoriato, il sistema culturale e creativo ha avuto, secondo il rapporto di Symbola 2021, un effetto moltiplicatore. Ciò significa che per ogni euro prodotto se ne sono generati 1,8 nel resto dell’economia. Per questo ritengo che la cultura dovrà essere la forza trainante, per scrivere una nuova stagione di ripartenza e ripresa.

 
Fondamenti costituzionali
Nel dopoguerra, in un’Italia che cercava con ottimismo di risollevarsi dopo tante macerie e sofferenze, i padri costituenti che scrissero la Costituzione, con sapiente lungimiranza, inserirono l’articolo 9: «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». I relatori furono Concetto Marchesi e Aldo Moro e il dibattito in Assemblea si era distinto per il grande respiro intellettuale. Questo articolo della Carta rappresenta una formulazione di straordinaria importanza, perché non solo prescrive un dovere per le istituzioni, ma sprona anche ogni singolo cittadino a farsi carico in modo attivo e non solo contemplativo del patrimonio culturale. Siamo il primo paese al mondo ad avere questo principio all’interno del proprio testo legislativo fondamentale, che rappresenta dunque una bussola preziosa da seguire, uno strumento di costruzione della comunità che coniuga due aspetti: la tutela e la promozione.
 
La cultura è futuro
Valorizzare il nostro straordinario patrimonio culturale e artistico non significa minacciarlo o mercificarlo, quanto piuttosto creare le condizioni per poterlo custodire e proteggere nel migliore dei modi. Immaginare che la cultura possa creare buona occupazione e coesione nel territorio significa dischiuderne le potenzialità. Comunicarlo a un pubblico più largo non vuol dire sminuirlo, ma non imprigionarlo in una concezione elitaria. È la manifestazione di un pensiero fortemente politico, di una visione compiutamente riformista: l’idea della cultura come strumento di emancipazione e crescita civile, essenziale per la tenuta e la qualità stessa del sistema democratico. Il sapere e la conoscenza, in quest’ottica, assumono un profondo significato e valore come leve fondamentali per superare le disuguaglianze e le ingiustizie, per promuovere la crescita dei singoli e della collettività.
La cultura non è solo il racconto di quello che siamo stati e che siamo. È qualcosa di vivo, di dinamico, un processo creativo costantemente attraversato da nuovi fermenti e nuovi talenti.
Quell’intreccio unico di patrimonio materiale e immateriale che si riverbera nella storia, nel paesaggio, nel cibo, nel design, nella moda. La nostra anima e identità e, allo stesso tempo, il perno di una possibile crescita civica, economica e sociale. Il centro di una visione per rilanciare lo sviluppo, per costruire un paese più inclusivo e accogliente, più forte nello scenario europeo e internazionale.
Un paese aperto al futuro.