Tutelare la libertà religiosa

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I dati forniti dall'ultimo rapporto di "Aiuto alla Chiesa che soffre" sulla situazione dei cristiani perseguitati nel mondo evidenziano che la libertà religiosa è oggi il diritto umano più calpestato. Il dialogo interreligioso deve sempre più occuparsi della difesa di questo fondamentale diritto che è condizione irrinunciabile di pace.

Agire con urgenza per un futuro di pace

Di recente la Fondazione pontificia "Aiuto alla Chiesa che soffre" (Acs) ha reso pubblico il suo Rapporto sulla libertà religiosa 20231 . È sufficiente comparare quest’ultimo rapporto con i precedenti per rendersi conto che negli ultimi decenni il fenomeno delle discriminazioni e persecuzioni religiose è in costante e vertiginosa crescita. Ad alimentare le persecuzioni religiose sono i regimi autoritari (di matrice sia atea sia teocratica), i fondamentalismi religiosi, i nazionalismi etno-religiosi. A incidere negativamente sulla libertà religiosa vi sono, inoltre, governi con una marcata impronta laicista e movimenti politici che strumentalizzano la religione per fini di consenso e di potere.

Sempre di più si vanno affermando forme di chiusura che fanno leva sulla difesa dell’identità religiosa, strumentale a una logica di contrapposizione che genera diffidenza, tensioni, conflitti, fino ad arrivare a forme di intolleranza e di fanatismo che non hanno nulla da spartire con l’autentico messaggio di cui si fanno portatrici le varie tradizioni religiose. In questo contesto inquieto, la libertà religiosa di milioni di credenti è sempre più minacciata e calpestata.

Il rapporto di Acs attesta che in un paese su tre il diritto di professare in piena libertà la propria fede e di vivere secondo i suoi principi è fortemente limitato. Senza dimenticare che il fenomeno persecutorio riguarda anche le altre religioni, i cristiani sono oggi nel mondo la comunità religiosa più perseguitata. Nel mondo un cristiano su sette soffre a motivo della sua fede; oltre 300 milioni di cristiani subiscono discriminazioni e persecuzioni in diverse forme. Le forme di persecuzione e discriminazione religiosa sono estremamente variegate.

Oltre alla violenza efferata che si serve della religione per interessi economici e di potere, vi sono altre forme subdole ma non meno distruttive, che colpiscono i credenti nei loro diritti fondamentali, come il diritto di cura, istruzione, lavoro. In alcuni paesi, i cristiani sono lasciati solo apparentemente liberi di vivere secondo la propria fede, ma nella realtà subiscono controlli soffocanti e vengono considerati cittadini di livello inferiore. I cristiani, inoltre, in alcuni contesti, sono costretti a lasciare la propria terra per migrare altrove, perché ridotti in estrema povertà, come sta succedendo in Libano, dove la terribile crisi economica degli ultimi anni si sta abbattendo ferocemente su di loro. In India il governo resta impassibile di fronte alla terribile recrudescenza della violenza religiosa, senza muovere un dito per proteggere i suoi cittadini che hanno abbracciato una religione diversa dall’induismo, come è successo negli ultimi mesi in Manipur dove, in un solo mese, i cristiani hanno subito oltre 500 attacchi, nei quali hanno perso la vita un centinaio di persone. In Nicaragua i cristiani sono considerati e trattati come dissidenti politici, vengono costretti a scegliere tra il carcere e l’esilio; molte organizzazioni caritative religiose e mezzi di comunicazione, inoltre, sono stati soppressi. In Nigeria non si contano gli attacchi terroristici alle chiese cristiane durante le celebrazioni liturgiche. Ciò che impressiona non sono solo le proporzioni del fenomeno, ma anche il disinteresse della comunità internazionale e l’assordante silenzio dei media, squarciato solo dai continui appelli di papa Francesco.

La libertà religiosa è il primo dei diritti umani, la fonte, la sintesi, la garanzia, la misura di ogni altro diritto. Non è difficile constatare, infatti, che quando viene negato questo diritto che si fonda sulla dignità della persona umana, anche gli altri diritti vengono fortemente compromessi, come il diritto di pensiero, di coscienza, di associazione, di stampa, ecc. Come ha affermato il vescovo mons. Mario Toso, già segretario del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, «guardare alle situazioni in cui la libertà religiosa è calpestata e negata non è solo guardare alle persone offese o uccise in nome della loro fede, ma anche riconoscere che si tratta dell’epicentro di un terremoto culturale e civile, un vero “sisma” antropologico ed etico, carico di energia distruttiva per il sistema-umanità e le istituzioni democratiche»2 . Viviamo, inoltre, un inspiegabile paradosso. Da una parte cresce la consapevolezza dell’importanza di tutelare questo diritto come criterio e condizione per la pacifica convivenza. Si moltiplicano gli enti e gli organismi sia religiosi sia governativi che si occupano della libertà religiosa. Per rimanere solo al contesto italiano, non possiamo non citare la recente istituzione (2017) di un Osservatorio sulla libertà religiosa da parte del Ministero degli esteri e della cooperazione internazionale. Dall’altra parte, però, non possiamo non constatare che mai come oggi, la libertà religiosa è sempre più mortificata, in tanti modi. In molti casi, le affermazioni di principio sulla necessaria tutela di questo diritto fondamentale non sempre si traducono in scelte operative e concrete. La libertà religiosa, purtroppo, è un diritto più proclamato dal punto di vista teorico che effettivamente e concretamente tutelato.

I nostri fratelli che soffrono a motivo della fede ci chiedono, prima di ogni cosa e di ogni aiuto materiale, di non essere dimenticati. Far conoscere le storie drammatiche di sofferenza, ma anche le testimonianze coraggiose e generose della propria esperienza religiosa, aiuta anche noi a condividere un patrimonio spirituale di enorme valore. In questa direzione, l’iniziativa di papa Francesco di istituire la “Commissione dei Nuovi Martiri – Testimoni della fede”, è un grande aiuto non solo per coloro che subiscono in prima persona ogni forma di violenza e di discriminazione, ma anche per tutta la Chiesa.

Queste testimonianze infatti, come sottolinea il pontefice, sono un enorme tesoro spirituale, uno «scrigno di tanta generosa fedeltà a Cristo», da cui attingere «le ragioni della vita e del bene»3 . Cosa i martiri dicono alla nostra fede? I martiri cristiani di ogni tempo testimoniano la fedeltà suprema a Cristo con il sacrificio della loro vita e, allo stesso tempo, lanciano un forte messaggio di pace, perdonando i loro assassini e interrompendo la spirale di violenza che si genera in contesti di guerra e di morte. Il messaggio che essi lanciano è sempre un appello a riconoscerci fratelli, come ci ricorda il testamento spirituale di padre Christian De Chergé che, rivolgendosi al suo assassino, lo chiama «amico dell’ultimo minuto», augurandogli di ritrovarsi un giorno «in Paradiso, se piacerà a Dio, Padre nostro, di tutti e due. Amen! Insc’Allah»4 .

Il martirio cristiano di ogni tempo rappresenta la più alta critica a ogni forma di strumentalizzazione violenta della religione: è la più grande conferma che la violenza è estranea alla fede e che l’esperienza di Dio vissuta anche in contesti drammatici, porta sempre all’accoglienza dell’altro e alla pace. «Il “martirio”, come suprema testimonianza non-violenta della propria fedeltà alla fede [...] diventa così il simbolo estremo della libertà di opporre l’amore alla violenza e la pace al conflitto»5 .

Il fenomeno delle persecuzioni abbraccia tutte le confessioni cristiane a tal punto che da alcuni decenni si parla di un “ecumenismo del sangue”. Già san Giovanni Paolo II, nella Tertio Millennio Adveniente affermava: «La testimonianza resa a Cristo sino allo spargimento del sangue è divenuta patrimonio comune di cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti [...]. L’ecumenismo dei santi, dei martiri, è forse il più convincente»6 .

Sulla stessa linea papa Francesco afferma: «Coloro che perseguitano Cristo nei suoi fedeli non fanno differenze di confessioni: li perseguitano semplicemente perché sono cristiani»7 .Il martirio odierno, inoltre, per il pontefice è un invito a proseguire con maggiore coraggio sulla via dell’unità dei cristiani. «Le sofferenze di tanti fratelli oppressi a causa della fede in Gesù sono anche un invito pressante a raggiungere una sempre più concreta e visibile unità tra di noi. L’ecumenismo del sangue»8 . I fenomeni che oggi tendono a distruggere la libertà religiosa richiedono che questo diritto non sia trattato solo nell’ambito delle relazioni tra società civile e comunità religiose, ma che diventi impegno di ogni credente perché questo diritto sia riconosciuto come bene universale. La libertà religiosa deve sempre più diventare condizione e finalità del dialogo interreligioso. Non è un caso che in tutti gli interventi di papa Francesco in occasione di incontri interreligiosi, vi sia sempre una forte condanna di ogni strumentalizzazione ideologica della religione e un esplicito e accorato appello a difendere e promuovere questo diritto inalienabile.

La via del dialogo è sempre difficile, soprattutto in contesti segnati da profonde ferite e tanta sofferenza, ma sempre necessaria. Libertà religiosa, dialogo e pace camminano insieme. Promuovere la libertà religiosa diventa, quindi, una vitale necessità e una sfida che tutte le istituzioni e tutti i credenti sono chiamati ad affrontare per costruire un mondo più giusto e fraterno.

Note

1 Cfr. ACS, Rapporto 2023 sulla libertà religiosa nel mondo, in bit.ly/3QqdVAr (ultima consultazione, 22.08.2023).

2 M. Toso, «Relazione “Libertà religiosa e diritti umani”, pronunciata a Padova da mons. Mario Toso, Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, durante il Dies Academicus dell’Istituto Superiore di Scienze religiose della Facoltà Teologica del Triveneto» (19 novembre 2014), in bitly.ws/UXRY (ultima consultazione, 22.08.2023).

3 Francesco, Lettera del Santo Padre con cui costituisce la “Commissione dei Nuovi Martiri – Testimoni della Fede” presso il Dicastero delle cause dei Santi, Vaticano, 3 luglio 2023 (bit.ly/3YpoXrp – ultima consultazione, 22.08.2023).

4 M. Boormans (a cura di), Lettere a un amico fraterno, Città del Vaticano, Urbaniana University Press 2017, p. 348.

5 Commissione Teologica internazionale, La libertà religiosa per il bene di tutti. Approccio teologico alle sfide contemporanee (26 aprile 2019), 81, in bit.ly/3s4RINS (ultima consultazione, 22.08.2023).

6 Giovanni Paolo II, Lettera Apostolica Tertio Millennio Adveniente, 37, in EV 14, Edb, Bologna 1997, pp. 1781-1783.

7 Francesco, Discorso ai partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio Unità cristiani (20 novembre 2014), in AAS (12/2014), pp. 986-988.

8 Francesco, Discorso alla delegazione della Chiesa Evangelica Luterana Tedesca (04.06.2018), in bit.ly/4624Gen (ultima consultazione, 22.08.2023).